14 Luglio 2011 | Autore: raffy | Notizie Morcianesi
Articolo: 30 Agosto 1942: il giorno dell’apocalisse a Torre Vado. Ma c’era anche una spia?
Dal supplemento di “Notizie morcianesi” dell’8 Febbraio 1987 – Pagina 2
Il giorno dell’apocalisse a Torre Vado. Ma c’era anche una spia?
La giornata era particolarmente calda, il mare era piatto e il sole alto nel cielo terso, picchiava sulle teste dei pescatori che rientravano dalla pesca. Alcune barche avevano già raggiunto il porto, altre che rientravano si tenevano prudentemente alla larga dalla nave, una petroliera, e dai cacciatorpediniere che erano di scorta. Alcuni curiosi da terra seguivano con attenzione il passaggio del convoglio: nessuno immaginava che da lì a poco sarebbe stato testimone dell’unico episodio di guerra consumato in questo pezzo di mare.
All’improvviso si scatenò il finimondo: uno stormo di aerei sbucato dal nulla attaccò la nave; le acque calme del mare ribollirono sotto una gragnuola di bombe e raffiche di mitragliatrici; il cielo parve oscurarsi, le ombre degli aerei nemici percorsero veloci le acque. Qualcuno a riva gridò: “Curriti! Curriti! Salvaviti!” e tutti corsero verso la salita che dalla Torre portava al paese. Pochi riuscirono a vedere la nave colpita esplodere e la macabra colonna di fumo levarsi la cielo, ma chi l’ha visto non ha mai più dimenticato l’unico giorno di guerra a Torre Vado, il 30 agosto del 1942.
Stando al contenuto del rapporto redatto due giorni dopo dal contrammiraglio Calleri di Sala, il convoglio aveva lasciato il porto di Taranto alle 5.45 dello stesso giorno, diretto al Pireo, in Grecia e procedeva con rotta radente costiera nei paraggi tra le secche di Ugento ed alle 14.15 si trovava ad un miglio di distanza per 214° da Torre Vado. Il Sanandrea, questo il nome della petroliera procedeva a 9 miglia di velocità scortato di prora dal caccia Antares che zigzagava a 12 miglia. Il convoglio aveva sulla dritta di prora un Cant Z.501 in scorta antisommergibile e due CA.314 in scorta antisiluranti; inoltre erano di scorta due o tre aerei da caccia tedeschi tipo “Junker 88” e “arado” e tre “Macchi 200”.
Alle 14.15 furono avvistati a bassissima quota aerei nemici (inglesi) del tipo “Bristol Beaufighter” in numero superiore a 12 che dirigevano a est. Fu dato l’allarme. La formazione avversaria era riunita; furono notati nella stessa direzione i cacciatori italiani. Fu giudicato che per l’attacco degli aerei tedeschi la formazione inglese si aprisse a ventaglio. L’Antares non iniziò subito il fuoco con le artiglierie per la presenza degli aerei tedeschi e italiani. Una parte della formazione nemica diresse sul convoglio, l’altra si allontanò. Le distanze erano già breci e l’Antares iniziò il fuoco con pezzi da 100 mm, ma lo sospese subito mettendo inazione le mitragliatrici a causa del rapido avvicinamento. Si portarono quindi all’attacco quasi contemporaneamente un terzo ed un quarto aereo inglese che con lancio di bombe colpirono il Sanandrea che si incendiò. Pochi istanti dopo l’attacco, anche l’Antares fu attaccato con raffiche di mitragliatrici da 20 e da 7 mm da un aereo a bassa quota sul alto destro, e da un altro sul lato sinistro. L’aero a destra, allontanandosi passò vicino al Cant Z.501 e lo mitragliò; il nostro aereo rispose al fuoco e tentò di inseguirlo. All’inseguimento si lanciarono i tre Macchi 200 e anche l’Antares sparò qualche colpo di cannone. Lo stesso Sanandrea fece fuoco con le proprie mitragliatrici contro gli aerei attaccanti. Da Gallipoli accorsero subito il dragamine 54 e da Taranto l’Istria e i rimorchiatore Tenace, per prestare assistenza alla nave colpita, ma fu impossibile qualsiasi forma di soccorso salvo il recupero dei pochi superstiti feriti. Alle 18.40 la nave cisterna affondò nel punto a M=mg1 per 214° da Torre Vado in fondali di 26 metri.
I resti della nave continuarono a bruciare per più di una settimana e il fumo era visibile fin da Morciano. Nei giorni successivi il mare portò a riva i corpi straziati e irriconoscibili di molti marinai, altri furono recuperati dai pescatori.
Sin qui il rapporto ufficiale. Dal racconto di alcuni testimoni diretti dell’attacco emerge un dato che non viene riportato dagli archivi di guerra. Tra i sopravvissuti, dicono alcuni, c’era una spia che poco prima dell’attacco si gettò in mare ed aveva quasi raggiunto la riva quando la nave fu colpita. Lo stesso era già scampato all’affondamento di altre due navi ma come già detto del fatto non si trova riscontro in atti ufficiali e la notizia quindi non può godere del carisma dell’attendibilità.
E’ doveroso sottolineare che, nella redazione dell’articolo, ci siamo avvalsi di un documento contenuto in un opuscolo edito dallo Studio Grafico Pubblicitario “Due Gi Pubblicità” con il contributo della impresa Pepe s.r.l. di Salve, e della testimonianza del sig. Cosimo Renzo, autore del dipinto, tra l’altro, che ritrae gli ultimi istanti dell’affondamento del Sanandrea.
di Vito De Giorgi