Perché nel Salento ci sono tante torri costiere?
Vi siete mai chiesti come mai il nome di gran parte delle località marine della Puglia è preceduto dal toponimo “Torre”?
Torre Vado, Torre Pali, Torre Mozza, Torre San Giovanni …ne avrete visualizzate tante sulla cartina del Salento prima di prenotare la vostra vacanza al mare! Ebbene, la storia ce lo insegna, dietro al nome di una località si nasconde sempre un significato legato al suo passato e questo vale anche per le Torri costiere salentine, antiche sentinelle, oggi apparentemente silenziose, ma che ci raccontano di incursioni, di navi e pirati.
Non ci sembra vero a guardarlo oggi, ma c’è stato un tempo in cui il mare, il bellissimo e azzurro mare del Salento, era l’approdo preferito di pirati e saccheggiatori i quali dalla costa si spingevano anche verso l’entroterra seminando terrore e morte. I territori della Puglia ed in particolare dell’antica Terra d’Otranto erano quelli più esposti in quanto grandi produttori di olio, di grano e di vino e garantivano perciò un ricco bottino agli incursori.
Mentre oggi le spiagge del Salento echeggiano di voci e spensieratezza, in passato sugli stessi guadi arrivavano le invasioni di turchi e saraceni, e con loro arrivava il terrore e la morte, le razzie di merci e di uomini. Vivere sulla costa era diventato ormai così pericoloso da indurre la gente del posto a cercare rifugio all’interno dei borghi fortificati o nelle masserie dell’entroterra. Il litorale sabbioso e paludoso ormai abbandonato diventava sempre più inospitale, mentre il grande terrore che arrivava dal mare alimentava nel tempo paure così profonde da sopravvivere nella memoria del popolo salentino per le generazioni successive. L’espressione “Mamma li Turchi” è appunto l’antica esclamazione di terrore di fronte ad un pericolo dal quale difficilmente ci si salva.
E se il popolo cercava la protezione invocando anche la misericordia del Santo Patrono, i regnanti del tempo compresero benissimo che la difesa delle coste doveva essere affrontata in modo sistematico ed efficace. Per questo motivo in Salento ci sono tante torri costiere, esse fanno parte di un sistema di antiche postazioni di avvistamento e difesa erette tra il XIII ed il XVI secolo allo scopo di contenere le frequenti scorrerie saracene lungo le coste.
Quando furono costruite le torri costiere nel Salento?
Il Salento, a causa della sua posizione al centro del Mediterraneo è stato da sempre un territorio strategico, quasi un ponte di collegamento tra Oriente ed Occidente e per questo motivo continuamente esposto ad ogni tipo di incursione. Il presidio delle coste salentine con torri e fortezze ci porta indietro nel tempo ancora prima dei Romani per poi arrivare ai Bizantini. Intorno all’anno Mille infatti sia i Bizantini che i Normanni dopo di loro, eressero torri costiere in modo da arginare le incursioni saracene e l’avanzata dell’Impero ottomano, anche se queste costruzioni purtroppo non sono sopravvissute fino ad oggi. Si deve a Federico II di Svevia nel 1230 la ristrutturazione della già esistente Torre del Serpe nei pressi di Otranto e la costruzione della Torre di Leverano presso Taranto, entrambe a difesa di scali importantissimi sulle strade dei commerci con l’Oriente.
Se gli Angioini potenziarono le torri esistenti dotandole anche di una sentinella, saranno gli Aragonesi a fortificare in modo sistematico l’intera costa salentina dopo la devastazione della città di Otranto, espugnata dalla flotta turca nel 1480. Le tragiche vicende di Otranto indussero i viceré aragonesi, nel XVI secolo e sotto il regno di Carlo V, ad intraprendere un ampio progetto di fortificazione dell’intera costa mediante un sistema ininterrotto di torri costiere tra loro intercomunicanti. Le torri preesistenti vennero inglobate ed adattate alla nuova rete di comunicazione unitamente alle masserie dell’entroterra. Questo efficiente sistema di punti di vedetta strategici e collegati tra loro, permetteva l’avvistamento delle navi nemiche ma soprattutto diventava un più efficace strumento di allarme in caso di pericolo.
Le torri costiere comunicavano tra loro attraverso segnali di fumo o fuoco, suoni di campane o per mezzo di messaggeri a cavallo. Ad esempio, la torre saracena di Torre Vado che domina oggi il porto turistico della marina, era una “torre cavallara” in quanto dotata di un messaggero a cavallo con il compito di avvertire gli abitanti dei paesi vicini in caso di pericolo. Molti racconti, a volte drammatici altre volte grotteschi, tramandati oralmente dagli anziani del posto sono legati alla presenza del guardiano cavallaro e della dura vita ai piedi della torre. Il sistema di comunicazione e allerta comprendeva non solo le torri costiere ma anche le diverse masserie fortificate presenti nell’entroterra
Alla fine del Seicento pare che in tutta la Puglia si contassero oltre 360 torri gran parte delle quali ubicate nel Salento, più proteso nel Mediterraneo e maggiormente esposto alle frequenti incursioni dei pirati. Dopo aver assolto alla loro funzione principale e spesso abbandonate all’incuria e all’erosione del tempo, molte di queste torri purtroppo oggi sono scomparse. Solo nel Salento attualmente se ne contano ancora tante, come un tempo scrutano l’orizzonte e l’azzurro del mare, ne segnalano piacevolmente le tappe negli itinerari di viaggio per i turisti in vacanza in Puglia.
Masserie Fortificate nel Salento
Disseminate in lungo ed in largo nell’entroterra tra lo Ionio e l’Adriatico, tra gli ulivi ed i muretti a secco, le masserie fortificate rappresentano la testimonianza più autentica della vita rurale salentina di un tempo. Realizzate in gran parte a partire dal XVI secolo circa e destinate principalmente come fattorie ed aziende agricole al servizio del barone locale, queste imponenti strutture ospitavano quindi contadini-coloni e le loro famiglie insieme ai proprietari ai quali erano riservati i piani più alti della struttura. Solo in seguito le stesse masserie diventarono residenze nobiliari estive.
Con l’intensificarsi delle incursioni anche le masserie dell’entroterra ed i palazzi dei primi centri storici furono inglobati nel sistema di fortificazione delle coste salentine. Questo perché fermare l’avanzata dei “Turchi” in Occidente voleva dire a quel tempo difendere la fede ma soprattutto quello di proteggere la popolazione contadina e l’economia del Barone basata sui prodotti agricoli e sulla lavorazione degli stessi.
Per questo motivo gran parte delle residenze nobiliari sparse nel territorio furono adattate ai nuovi scopi diventando in questo modo parte integrante del sistema difensivo insieme alle torri costiere. La grande maggioranza delle masserie e palazzi nelle campagne o nei centri storici salentini, furono adattati alla necessità di difendersi per cui tali costruzioni costituivano, in caso d’allarme, gli anelli di congiunzione tra città e città e tra queste e le torri costiere.
Ogni masseria era concepita al pari di una casa a corte con la differenza di essere circondata dagli appezzamenti di terreno da coltivare. Ovviamente disponeva di un grande muro di cinta a protezione mentre l’accesso era garantito da un’unica ed ampia porta di ingresso. Nel suo interno gli spazi della masseria erano suddivisi in base alle esigenze legate ai lavori dei prodotti agricoli e l’allevamento del bestiame. Gli ambienti comprendevano i locali adibiti ad abitazione dei contadini e le loro famiglie, le scuderie, le stalle, i deposito dei foraggi e dei raccolti, i locali per i lavori artigianali, il forno per la cottura dei piatti, del pane e delle frise. Il piano superiore dell’edificio o la torre, protette da ampie caditoie, erano la residenza del barone ed i suoi familiari. Nelle masserie più importanti era presente anche una cappella di famiglia.
Nel corso del XVI secolo, anche le masserie del territorio vennero inglobate nel sistema di difesa voluto dai viceré spagnoli. Le masserie delle campagne ed i palazzi nobiliari dei centri storici costituirono infatti gli anelli di congiunzione tra città e città e tra queste e le torri costiere. La difesa del territorio aveva come scopo quello di fermare l’avanzata ottomana in Occidente, ma soprattutto quello di difendere la popolazione contadina e l’economia dei proprietari terrieri basata sulla coltivazione dei latifondi e sulla lavorazione dei prodotti agricoli.
Oggi queste antiche masserie, patrimonio storico culturale della Puglia, rappresentano una porzione importantissima dell’offerta turistica dell’intera regione in particolare del Salento. In gran parte recuperate queste masserie oggi sono il fiore all’occhiello dell’ospitalità salentina: sapientemente ristrutturate sono ritornate a nuova vita e salvate dall’abbandono e dalla decadenza. Una vacanza in massaria vuol dire vivere nel modo migliore l’autenticità della terra di Puglia.
Immerse nella natura come un tempo, oggi le masserie del Salento sono diventate aziende agricole e agriturismi con possibilità di soggiorno per chi ama il relax, la natura, il buon cibo e la tradizione. Per clienti particolarmente esigenti molte strutture offrono soggiorni di lusso circondati dalla bellezza e dallo sharm della tradizione che incontra tutti i confort di una vacanza esclusiva.
Oggi, gran parte delle masserie del Salento sono diventate residenze di aziende agrituristiche o strutture ricettive dotate di tutti i confort e destinate ad accogliere turisti da ogni parte del mondo.
Come erano costruite le Torri Costiere del Salento?
Se alcune delle torri costiere salentine erano già state erette molto tempo prima, solo sotto il regno di Carlo V nel corso del XVI secolo, si diede avvio alla sistematica realizzazione di un piano di fortificazione costiera, resosi necessario dopo la distruzione di Otranto. Essendo un progetto molto costoso, i viceré aragonesi obbligarono i territori di dotarsi di torri di avvistamento imponendo loro anche i costi di costruzione in proporzione al numero degli abitanti. Ciascuna torre avrebbe dovuto rispettare i criteri previsti dal progetto regio compreso la sua ubicazione, le sue funzioni, il materiale da utilizzare e quindi anche i tempi di consegna. Tuttavia dalle fonti pervenute sappiamo che alcune delle torri previste nel progetto non furono mai realizzate per mancanza di fondi, altre invece crollarono in breve tempo perché costruite male. Il contratto di committenza di ogni torre infatti prevedeva l’uso di determinati materiali e soprattutto l’impiego di acqua dolce e non salata, ma questo non sempre accadeva.
Il progetto di fortificazione assegnava inoltre, compiti ben precisi per ciascuna torre ed è per questo che ancora oggi notiamo sulle coste del Salento torri cilindriche o torri quadrangolari. Quelle cilindriche avevano funzioni di avvistamento e spesso potevano essere dotate di un messaggero a cavallo che in caso di pericolo correva in paese ad avvertire la popolazione. Spesso erano molto ampie in modo da costituire anche un valido rifugio in caso di pericolo. Le torri a forma quadrangolare invece avevano funzione di difesa ed erano dotate di armi da fuoco e catapulte con le artiglierie piazzate su quasi tutti i lati. Tali strutture erano generalmente di uguale misura, eccetto quelle poste alle foci dei fiumi o ad immediato contatto della marina. Le torri erano quindi dette di “sbarramento” se edificate in pianura e “guardiole” se edificate su avamposti alti con compiti di segnalazione.
Ogni torre doveva disporre di un terreno intorno di circa “60 passi di raggio, avere una capiente cisterna dove raccogliere l’acqua piovana e doveva poter contare su una via di accesso verso il paese più vicino.
Per ragioni di sicurezza le torri costiere erano prive di ingresso alla base, quindi ad esse si accedeva dal piano superiore tramite una scala lignea che veniva abbassata dall’interno solo in presenza di persone sicure. Le scale di accesso in pietra che spesso si notano in alcune grandi torri del Salento, sono state realizzate in epoca successiva quando ormai la minaccia di incursioni era cessata da tempo.
Quali torri costiere ci sono oggi nel Salento?
Le torri costiere che svettano sulle coste del Salento e ne sono diventate parte integrante del paesaggio, sono alcune delle testimonianze storiche di un passato non molto lontano in cui il territorio salentino era continuamente tormentato da incursioni piratesche. La loro presenza oggi aggiunge fascino al paesaggio del quale o di approdo più vicino per rappresentano alcune delle testimonianza ci raccontano La loro presenza infatti costituisce un tutt’uno con la presenza delle torri costiere in Puglia fa parte La maggior parte delle località turistiche salentine oggi porta il nome della sua antica torre saracena. Gli avamposti edificati in passato allo scopo di presidiare e difendere il territorio dagli incursori, oggi sono la meta di tantissimi turisti ogni anno. Ovviamente nel corso del tempo molte torri sono andate perdute, anche a causa dell’erosione ad opera del mare, ma molte di esse sopravvivono, spesso appartengono a privati cittadini che provvedono alla loro manutenzione, altre invece sembrano abbandonate al loro destino e attendono una seria ristrutturazione.
Durante tutto l’anno si possono seguire itinerari di viaggio alla scoperta di tutte le torri del Salento oggi visibili. Percorsi di trekking cost to cost tra le bellezze paesaggistiche della costa adriatica o di quella ionica per raggiungere anche quelle strutture situate lungo i costoni più impervi ed a ridosso del mare. Oggi le torri di avvistamento del Salento visibili sono distribuite lungo il litorale ionico e su quello adriatico.
Torre Vado e la sua marina
La caratteristica torre che dà il benvenuto alla omonima marina, domina l’antico guado intorno al quale oggi si è sviluppato il porto turistico di Torre Vado quasi sulla punta estrema del Salento. Dall’alba al tramonto e per tutta l’estate da questo porto salpano le barche per le escursioni alle grotte di Leuca o per le immersioni verso il relitto di Torre Vado, esperienze imperdibili per chi trascorre le vacanze nel capo di Leuca in Puglia.
Eretta probabilmente intorno al XVI secolo, la torre del Vado faceva parte del sistema difensivo di torri costiere realizzato allo scopo di limitare le incursioni piratesche che arrivavano dal mare. Una torre di vedetta che comunicava visivamente con le sorelle vicine e, come tutte le torri cavallare, disponeva di un cavallo a disposizione della sentinella sempre pronta a raggiungere il paese ed avvertire in caso di pericolo. Dai racconti orali e da qualche fonte giunta fino a noi, questo sistema servì molto spesso a mettere in salvo persone e viveri. Altre leggende del posto invece rievocano fatti curiosi legati alle vicende rocambolesche di alcuni guardiani e del loro modo di superare la solitudine ed il freddo dell’inverno.
Il ruolo della Torre di Torre Vado oggi, completamente ristrutturata e di proprietà privata, è quello di essere il simbolo di questa graziosa marina affacciata sul mare Ionio e meta frequentatissima dai turisti di ogni dove da maggio sino ad ottobre inoltrato. Il piccolo guado è diventato un grazioso porto da cui salpano ogni mattina le paranze di pescatori, i catamarani e le barche a vela, le grandi barche per le escursioni alle grotte o per le immersioni nei fondali. La torre rappresenta la cartolina di una marina salentina che vive un crescente sviluppo turistico da decenni ma che riesce a conservare la bellezza e la semplicità del suo territorio. Il paesaggio di Torre Vado è un quadro dai mille colori, della terra rossa e dei muretti a secco, ulivi e fichi d’india, tradizioni e ottima cucina: un mix di motivi che uniti al clima generoso, portano ogni anno sempre più persone a sceglierla per le proprie vacanze estive.
Torre Vado si raggiunge comodamente dalla litoranea che da Santa Maria di Leuca porta a Gallipoli e che attraversa la piazzetta che porta il suo nome: qui la sua bella sagoma si specchia nell’azzurro del mare sottostante. Tutto intorno è servita da comodi ristoranti e botteghe, graziose trattorie e terrazze dove gustare anche colazioni e apericene sul mare.
Torre Pali e la leggenda dell’isola della Fanciulla
Anche la marina di Torre Pali prende il nome dal suo antico monumento che da secoli fa da vedetta sul pittoresco borgo di pescatori situato tra le spiagge di Pescoluse e Gallipoli. Al tempo della sua costruzione, intorno al XVI secolo, la torre si trovava su uno sperone di roccia mentre oggi a causa dell’erosione costiera si presenta completamente circondata dall’acqua del mare.
Torre Pali infatti, da secoli sfida tempeste e onde marine e, nonostante tutto rimane lì, ferma, quasi a parlarci di un passato fatto di scorrerie e di pericoli. A guardarla circondata da una delle più belle spiagge della costa ionica, sembra difficile immaginare che questo approdo per secoli è stato continuamente tormentato da incursori piratesche! Ancora oggi gli abitanti del posto ci tengono a tenere vivo il ricordo delle antiche leggende che si tramandano nella loro memoria da generazioni; Il mito della fanciulla sopravvive ancora tra le pietre dell’isola vicino alla torre, come le storie di fulmini e pirati che giunsero in paese seminando terrore.
La sua posizione a pochi metri dalla battigia conferisce a quel tratto di spiaggia una particolare suggestione e, nonostante la torre sia in parte diroccata, la sua presenza è un invito a nuotare tra le acque cristalline e la spiaggia che affiora dorata e si colora di rosso al tramonto.
Anche se nel tempo la località è diventata una delle più frequentate del Capo di Leuca, del piccolo borgo di pescatori Torre Pali conserva gelosamente la tradizione della pesca e delle sua cucina a base di pesce,
Torre dell’Orso
Situata sulla costa adriatica salentina poco più a nord di Otranto, Torre dell’Orso dà il nome ad una delle cinque marine che fanno parte del comune di Melendugno. Si affaccia su uno dei tratti di costa più spettacolari dell’intero Salento dove la sabbia è finissima ed il verde della natura incontaminata si specchia nelle acque color smeraldo. La torre domina uno sperone roccioso e quindi il punto più alto della costa e quindi con funzioni di torre di vedetta. Infatti, come la maggior parte delle torri in Puglia, anche torre dell’Orso fu edificata nel corso del XVI secolo con lo scopo di avvistare le navi turche e contenere le incursioni piratesche sull’intero territorio.
Per edificarla furono utilizzati conci regolari di tufo tenero e questo nel tempo ne ha causato un facile degrado dovuto all’azione corrosiva di vento, mare e pioggia. Il lato costa nord evidenzia la doppia volta a crociera dallo squarcio murale prodotto dal crollo, e tra le strombature della copertura si scorge una finestrella-feritoia. La sua struttura era tipica del regno con tre caditoie per lato a base quadrata e corpo troncopiramidale senza controscarpa. Intorno al suo nome ruotano diverse leggende che lo vedrebbero derivare dalla forma di una roccia a picco sul mare che richiamerebbe un orso oppure dal nome di un Santo.
Anche se della sua imponenza oggi non ci resta altro che un rudere, Torre Dell’Orso e la sua luce fanno da cornice ad una spiaggia bellissima insignita più volte di importanti riconoscimenti (bandiera blu e Cinque Vele di Legambiente). AI piedi della torre, tra baie e leggende, circondati tra fondali bassi ed il mare color verde smeraldo emergono i tratti di costa tra i più fotografati di Puglia, le Due Sorelle ed i Faraglioni di S. Andrea, la Grotta della Poesia.
Torre San Foca
Completamente ristrutturata e restaurata, la Torre di San Foca ha recuperato in parte il ruolo “difensivo” per il quale fu edificata nel corso del XVI secolo sulla costa orientale del Salento: essa infatti oggi ospita gli uffici della Capitaneria di Porto. Si trova nell’omonima marina a ridosso del grande porto turistico da dove si salpa per le gite in barca intorno alla costa del comune di Melendugno.
La sua struttura si presenta a base quadrata e corpo troncopiramidale, già venne registrata esistente nel 1569, ha tutte le pareti esterne in tufo a conci regolari e, al pari della sua vicina torre dell’Orso, gli agenti atmosferici l’hanno in parte danneggiata e ridotta ad un rudere. Il recente restauro purtroppo non sarebbe avvenuto, secondo molti studiosi, seguendo criteri conservativi, al contrario, ne avrebbe compromesso per sempre l’architettura originaria.
Torre San Foca comunicava visivamente con Torre Roca Vecchia a sud e con Torre Specchia Ruggeri a nord.
Torre Sant’Andrea
Questa bellissima torre purtroppo oggi non è più visibile in quanto è stata interamente inglobata nella struttura della Marina Militare con funzione di Faro. Fu realizzata intorno al XVI secolo allo scopo di presidiare il piccolo approdo situato all’interno della caletta di S. Andrea, un meraviglioso tratto di costa salentino famoso per le sue acque color smeraldo ed i suoi faraglioni. Torre S. Andrea comunicava visivamente a Sud con Torre Fiumicelli ed a Nord con Torre dell’Orso. L’antica torre oggi scomparsa tuttavia dà il nome ad una delle cinque marine del Comune di Melendugno Torre dell’Orso, San Foca, Roca, Torre Sant’Andrea e Torre Specchia Ruggeri. Ciascuna marina era contrassegnata da una propria torre di avvistamento che avrebbe in seguito dato il nome alle rispettive località.
Un comune non troppo ampio quello di Melendugno ma che racchiude alcuni tra i paesaggi più spettacolari dell’intero Salento. Luoghi modellati dalla natura nel corso dei millenni (Le due Sorelle, Grotta della Poesia, i Faraglioni) e segnati dalla Storia che qui ha lasciato tracce importanti (Roca Vecchia).
Torre di Madarico – Roca Vecchia
Questa torre è situata su un isolotto ed è simile alle altre torri vicine di Torre dell’Orso e di San Foca anche per quanto riguarda la struttura che è a tronco piramidale con base quadrata. Al pari delle sue “sorelle” il carparo locale utilizzato ne ha compromesso la stabilità nel tempo a causa dell’azione erosiva di vento e mare. Oggi la bellissima torre restaurata e messa in sicurezza, svetta su uno scoglio circondata dalla bellezza della costa che racchiude grotte e anfratti tra i più visitati (Grotta della Poesia).
La Torre di Madarico, nel comune di Melendugno, inoltre si affaccia su uno dei siti archeologici più importanti di tutto il territorio. Le rovine di Roca Vecchia infatti sono ciò che rimane dell’antico baluardo posto sull’Adriatico e che fu abitato ininterrottamente dalla fine del XVII secolo a.C. all’età del Ferro, Arcaica e Messapica fino all’età romana tardo repubblicana. La visita al sito archeologico di Roca è sicuramente uno dei posti da visitare durante tutto l’anno e non solo durante le vacanze estive.
Torre Specchia Ruggeri
Percorrendo il litorale della marina di San Cataldo in direzione sud verso Torre dell’Orso e poco prima di arrivare a San Foca, si trova una delle tante torri costiere sparse lungo il litorale salentino. Si tratta di Torre Specchia Ruggeri che si erge maestosa dal XVI secolo e da allora funge da vedetta su questo tratto di costa ancora oggi selvaggio ed incontaminato.
Torre Specchia Ruggeri fa parte del Comune di Melendugno e nel corso della sua esistenza ha subito rifacimenti e ristrutturazioni che ne hanno alterato la conformazione originaria. Al corpo originario di base quadrata sono stati aggiunti altri ambienti destinati a vari usi nel corso dei secoli. Oggi si presenta in discrete condizioni e la si può ammirare in tutta la sua bellezza durante le nuotate e le passeggiate sulla bellissima spiaggia di Torre Ruggeri.
Torre Sant’Emiliano
Torre S. Emiliano domina la suggestiva baia chiusa tra Porto Badisco e Punta Palascìa nella parte più ad Oriente del Salento. Si tratta di una torre di vedetta a forma cilindrica eretta nel corso del XVI secolo allo scopo di proteggere il territorio dalle continue e distruttive incursioni da parte di navi pirate turche e saracene. Da secoli quindi la Torre si erge su uno sperone alto e roccioso, tutto intorno un vasto panorama si apre al nostro sguardo e spazia verso un’enorme vallata mentre in fondo appare il mare di Otranto.
Il suo nome probabilmente deriverebbe dalla presenza di un’edicola votiva dedicata al Santo, realizzata con pietrame non regolare la cui base troncoconica con lieve scarpa misura circa 9 metri di diametro. Attualmente questa torre è in cattivo stato di conservazione, ha ancora una porta di accesso e comunica visivamente con il faro di Capo di Otranto (ex Torre Palascìa) a nord e con Porto Badisco a sud.
Torre del Serpe
Nonostante sia conosciuta come Torre Del Serpe, ed accomunata alle tante torri costiere erette nel corso del XVI secolo sulle coste della Puglia, questa suggestiva struttura a picco sul mare sarebbe invece un monumento molto più antico e precisamente un vecchio faro di epoca romana ed alimentato ad olio, fatto restaurare in seguito da Federico II. La natura incerta circa la sua origine e la sua struttura hanno alimentato nei secoli numerose leggende e miti che ancora oggi echeggiano tra le pietre e le radure di questa parte di territorio salentino a tratti fuori dal tempo.
Anche se nelle più antiche cartografie la torre era conosciuta con un nome diverso, nel corso del tempo la tradizione e la memoria popolare con i racconti legati al serpente mitologico che l’abitava, hanno prevalso su tutto e quindi è diventata la Torre del Serpe.
Si racconta infatti che durante una notte di tanti secoli prima, un grosso serpente mitologico approfittando della distrazione di alcune guardie del faro, sarebbe riuscito a salire fin sulla torre e cibarsi dell’olio all’interno della lampada lasciando così al buio e senza punti di riferimento le navi di passaggio nel Canale d’Otranto. Questo fatto provocò il naufragio di una nave veneziana e di tutti i suoi marinai e, nello stesso tempo, disorientò le navi dei pirati turchi i quali si spinsero verso nord risparmiando momentaneamente la città di Otranto dal saccheggio.
Il serpente divenne quindi, nel bene e nel male, il simbolo della Torre e presto anche della città di Otranto che lo volle ricordare nel proprio stemma cittadino.
E’ possibile raggiungere la torre partendo dal porto di Otranto e seguendo un sentiero panoramico lungo la costa. Solitamente il percorso lungo la torre del Serpe è inserito all’interno dei numerosi itinerari di trekking che attraversano in lungo ed in largo il territorio di Otranto, immersi tra i colori della macchia mediterranea e quelli della vicina cava di bauxite.
Torre Miggiano
Situata poco più a sud di Santa Cesarea Terme sul Mare Adriatico, Torre Miggiano faceva parte del circuito ininterrotto di torri di avvistamento volute dai viceré di Carlo V nel corso del XVI secolo. Si affaccia su uno scorcio di costa spettacolare illuminato dai caldi colori del tufo, la pietra locale, dal quale è stato anche ricavato il un grazioso porticciolo bagnato da un mare particolarmente cristallino. Si raggiunge agevolmente dalla litoranea che da Castro porta a Santa Cesarea Terme.
La Torre, eretta con conci regolari e posizionata su uno scoglio, si presenta con un basamento troncoconico e un corpo quasi cilindrico, dotata di alcune caditoie, di un coronamento in controscarpa con cordolo su cui si aprono anche delle feritoie per le artiglierie. Torre Miggiano probabilmente aveva compiti di difesa e comunicava visivamente a Nord con la torre di vedetta di Santa Cesarea ed a Sud con il fortino panoramico di Castro.
Oggi, Torre Miggiano, completamente ristrutturata fa da sentinella ad una graziosa baia racchiusa tra i bianchi costoni a picco sul mare: dal porticciolo turistico salpano a tutte le ore i natanti per le escursioni e le gite in barca anche per gli appassionati di immersioni e snorkeling.
Torre Andrano
La costruzione della Torre di Andrano situata a circa 50 metri dal mare nella marina omonima, risale probabilmente al XVI secolo e faceva parte del sistema difensivo di torri costiere e presidi di difesa resasi necessario in seguito alle frequenti scorrerie piratesche lungo tutto il territorio salentino.
La torre ha subito particolarmente l’erosione del tempo e l’ultimo restauro ne ha restituito in parte l’antica struttura. Questa torre domina un tratto di costa dove l”acqua si accende di un verde smeraldo grazie alla luce dei raggi solari che arrivano tra gli anfratti ed i fondali particolarmente ricchi di pesce. Non a caso infatti ci troviamo nei pressi della famosa Grotta Verde di Andrano, una meraviglia dove fare il bagno circondati da uno scenario dalla bellezza che lascia senza fiato.
Torre Palane
Situata nel territorio del Comune di Tricase su uno sperone di roccia a Marina Serra, Torre Palane comunicava a sud con Torre Nasparo a Nord con quella di Tricase Porto oggi non più esistente. Realizzata nel corso del XVI secolo Torre Palane è stata recentemente restaurata e si presenta con una base troncopiramidale a lieve scarpa, mentre il corpo, al di sopra del cordolo, ha struttura parallelepipeda coronata da beccatelli. Sul lato monte vi è una sopraelevazione dotata di caditoia, probabilmente postuma all’ epoca della costruzione, e che probabilmente avrebbe dovuto proteggere la porta di accesso al primo piano che oggi si individua in una finestra.
Percorrendo la litoranea litoranea che porta da Marina Serra a Tricase Porto, la si incontra nei pressi delle famose piscine naturali della marina, anfratti scavati nella roccia e diventati l’attrazione principale non solo d’estate: infatti, è diventata ormai una consuetudine benaugurale quella di tuffarsi l’ultimo giorno dell’anno nelle calde acque delle piscine di Marina Serra.
Torre Porto Novaglie
Della Torre di Novaglie, appartenente al territorio del Comune di Gagliano del Capo, resta solo parte del basamento dal quale è anche difficile individuarne la precisa tipologia. Probabilmente eretta nel corso del XVI secolo e forse di forma circolare, la torre giace sul piccolo porto con accesso ai poderi di un’antica masseria. Oggi la marina di Novaglie è una graziosa località turistica poco distante da Santa Maria di Leuca e meta preferita da chi cerca relax e natura incontaminata. Il tratto di costa su cui si affaccia la torre è roccioso ed impervio, intervallato da grotte ed anfratti, piccole calette dove affiorano sorgenti di acqua dolce. Novaglie è anche meta di percorsi escursionistici lungo i sentieri che portano alle meravigliose grotte Cipolliane, passeggiate sospese tra la macchia mediterranea ed il mare.
Torre Uomo Morto
Arrivando a Santa Maria di Leuca, se si proviene da Torre Vado, dopo aver superato Punta Ristola per addentrarsi nei primi tratti del lungomare leucano, già si riesce a scorgerla l’antica torre tra le bianche case e l’azzurro del mare. Un tempo questa possente fortezza difensiva era situata su un promontorio isolato, oggi invece è circondata dalle case e dalle ville di Leuca, la cittadina posta all’estremità del Salento dove la leggenda vuole che si incontrino i due mari, lo Ionio e l’Adriatico.
Il nome torre dell’Omo Morto o degli Uomini Morti le fu attribuito in seguito al ritrovamento nelle vicinanze di alcune ossa umane. Anche se oggi si presenta in uno stato di quasi abbandono e pericolante, è ancora visibile l’imponente struttura circolare le cui muraglie sono spesse circa 5 metri e dal cui interno è stata ricavata anche una scala che conduce al piano superiore. Da vecchie fonti pare anche fosse dotata di una rampa di scale esterna realizzata probabilmente in epoca successiva alla sua costruzione (XVI secolo). Quanto alla posizione essa comunicava con Torre Marchiello e Torre Santa Maria di Leuca che si trovava su Punta Meliso dove oggi si erge invece il Faro di Leuca.
Torre San Gregorio
A pochi minuti da Torre Vado, sulla strada che conduce a Santa Maria di Leuca, si trova la marina di San Gregorio, una graziosa baia immersa nel verde delle pinete tra l’azzurro del mare e una storia millenaria. Ci troviamo infatti in uno dei scali marittimi più frequentati in epoca antica sulle rotte del Mediterraneo: messapi, greci e romani si sono avvicendati su questi tratti di costa lasciando tracce inconfondibili del loro passaggio. Oggi la graziosa baia di San Gregorio è la destinazione preferita per chi arriva in Salento ed è alla ricerca di una tranquilla marina, il guado che un tempo serviva il grande porto, oggi è il ritrovo ideale per godere di tramonti e aperitivi sul mare.
Della torre saracena edificata sulla sommità del promontorio che digrada dolcemente verso il mare, oggi non rimane visibile nessun rudere: al suo posto sorge una rigogliosa pineta di pertinenza di una villetta privata. Originariamente il nome della torre era “S.Ligorio” e dominava una bellissima baia riparata dai venti, ricca di acque sorgive e ben collegata con i centri abitati più vicini.
Torre Marchello
Percorrendo la litoranea tra Santa Maria di Leuca e la marina di Felloniche, sul promontorio più alto della scogliera e nei pressi delle splendide grotte delle Tre Porte, possiamo ancora oggi ammirare quello che resta di Torre Marchello. Si trattava di una torre a base circolare e faceva parte dell’opera di fortificazione voluta dai viceré spagnoli sotto il governo di Carlo V allo scopo di presidiare le coste salentine dalle frequenti incursioni piratesche. Della torre oggi resta solo un rudere e si presenta in stato di abbandono.
Torre Mozza
Tra Lido Marini e le spiagge di Torre San Giovanni, situata nella omonima marina a due passi dalla battigia nel bel mezzo di un grazioso parco giochi per bambini, Torre Mozza ci appare in tutta la sua bellezza e, nonostante il nome che potrebbe essere fuorviante, si presenta oggi integra in tutta la sua bellezza.
Poco dopo la sua costruzione, avvenuta nel corso del XVI secolo, la torre subì un forte crollo e lo stesso successe negli anni successivi: questo è probabilmente il motivo del suo nome.
Nonostante tutto fu sempre ricostruita assolvendo per secoli il compito per il quale era stata eretta. Torre Mozza infatti era dotata di sentinelle, le quali, in caso di avvistamenti sospetti, prontamente accendevano un fuoco sulla sua sommità informando in questo modo le torri vicine nel mentre una sentinella correva in groppa al suo cavallo per avvertire gli abitanti dell’entroterra.
Oggi la torre, completamente ristrutturata e dotata di una suggestiva illuminazione, dà il nome alla graziosa marina con tante case e alberghi che si affacciano su un’ampia baia sabbiosa, lidi e stabilimenti balneari.
Torre Suda
Torre Suda si trova sul versante ionico tra Torre San Giovanni e Punta Pizzo, un tratto di costa incontaminato dove il profumo del mare e gli odori della macchia mediterranea arrivano fin dentro le case, anche quelle immerse nella campagna circostante. L’antica torre saracena con i suoi 14 metri di altezza, svetta in alto sin dal XVI secolo, periodo in cui si era resa necessaria una più organizzata opera di fortificazione e difesa a causa delle continue scorrerie. La sua struttura si sviluppa in due ordini sovrapposti ancora oggi riscontrabili nonostante i vari maneggiamenti subiti nel corso dei secoli.
La base del suo primo ordine a forma troncoconica misura circa 11 metri ed un tempo conteneva al suo interno una grande cisterna per il deposito di acqua, l’elemento fondamentale per far fronte ad eventuali lunghi periodi di assedio. Il secondo a forma cilindrica presenta elementi tipici dell’architettura militare come feritoie e caditoie. Caratteristico il suo interno con nocchie ricavate dalle muraglie, una scala interna che conduce al lastricato solare, una scala esterna realizzata in muratura ma in epoca successiva alla sua prima costruzione. Dopo aver assolto alla sua funzione originaria di difesa, torre Suda è stata anche utilizzata dalla gente del posto come deposito per la raccolta di acqua piovana.
Oggi Torre Suda, oltre a dare il nome alla graziosa marina a pochi chilometri da Gallipoli, ne è diventata il polo di attrazione per tanti turisti che ogni anno la scelgono come destinazione per le loro vacanze nel Salento. Nel suo interno infatti, Torre Suda, ospita ad ogni estate diversi eventi culturali, mostre, incontri e attività finalizzate all’accoglienza e all’ospitalità turistica frutto anche dell’intraprendenza e dell’operosità della vicina cittadina di Racale.
Torre Pizzo
Inserita all’interno dei territori del Parco Naturale Regionale di Punta Pizzo e Isola di S. Andrea, Torre del Pizzo domina una bella baia di sabbia e scogli tra i più belli della zona. Di forma troncoconica con piccola scala esterna di accesso al secondo ordine, dai tempi della sua costruzione e quindi dal XVI secolo ha subito numerosi rimaneggiamenti e restauri da alterarne comunque la sua struttura originaria. La sua facciata affrescata a calce ricorda il bianco delle case della vicina Gallipoli, la città che per anni cercò di affidarne la proprietà al comune di Taviano e liberarsi dagli ingenti costi di manutenzione necessari per la buona tenuta della struttura.
Oggi Torre del Pizzo accoglie tantissimi turisti che arrivano in vacanza a Gallipoli. Poco conosciuta rispetto alle affollate spiagge vicine, Punta Pizzo riserva al visitatore una bellissima sorpresa fatta di piccole cale di sabbia incontaminate alternati a tratti di scogliera bassa dove i fondali sono bassissimi e le acque particolarmente pescose e profumate. Tutto intorno all’antica torre i profumi del finocchietto selvatico, del rosmarino e della macchia mediterranea.
Torre San Giovanni
La Torre a scacchi bianchi e neri che fa da vedetta al porto turistico della Marina di Torre San Giovanni deve il suo nome probabilmente all’affresco custodito all’interno e dedicato al Santo. Anche se la costruzione della torre risale intorno al XVI e quindi rientra all’interno del sistema difensivo voluto dai viceré spagnoli, il sito occupa un antico presidio utilizzato come scalo già dalle popolazioni messapiche e successivamente dai romani. Recenti scavi infatti hanno portato alla luce resti di antiche mura messapiche ma anche basamenti di un insediamento romano.
Con la sua forma architettonica imponente e particolare, Torre San Giovanni segna l’inizio di uno dei litorali sabbiosi più lunghi e ampi di tutto il Salento, circondato dalla bellezza della natura del Parco Naturale Regionale Litorale di Ugento. Spiagge bianche, acque cristalline e macchia mediterranea infatti, uniscono non solo idealmente, Torre San Giovanni con Torre Mozza.
Oggi la torre completamente ristrutturata e con la sua tipica colorazione a scacchi bianchi e neri ospita il Faro della Marina Militare ed è sede della Guardia Costiera. Domina il bellissimo porto turistico e le caratteristiche friggitorie di pesce dove gustare le specialità marinare salentine ammirando il mare.
Torre Sabea
Torre Sabea appartiene al territorio di Gallipoli sul mare Ionio, situata a soli 50 metri dal mare nei pressi della litoranea che dalla città bella porta a Santa Maria al Bagno. Risalirebbe al XVI secolo di piccole dimensioni è stata restaurata negli anni Settanta del secolo scorso, internamente presenta una volta a botte ed è dotata di un pozzo per l’approvvigionamento di acqua e di un camino con canna fumaria. E’ posizionata a 6 metri s.l.m e presenta un corpo troncopiramidale con tre caditoie per lato. Torre tipica del regno, ha i muri realizzati con conci irregolari, mentre con pietre squadrate vennero costruiti gli spigoli. Comunica a vista con le fortificazioni di Gallipoli a sud e con Torre dell’Alto Lido a nord.
Nei dintorni di Torre Sabea sono state realizzate importanti strutture ricettive ed agricampeggi frequentati da tanti turisti ogni anno.
Torre del Fiume e delle Quattro Colonne
Conosciuta come la marina delle Quattro Colonne, questa particolare torre situata sul mare ionio in località Santa Maria al Bagno, è sicuramente il monumento più singolare tra le torri costiere di tutto il litorale ionico. Il suo nome ufficiale è Torre del Fiume, eretta probabilmente intorno al XVII secolo con lo scopo di presidiare la preziosa sorgente di acqua dolce sempre più spesso nelle mire dei saccheggiatori venuti dal mare.
Per la gente del posto, e per tutti i turisti che la frequentano, la località è conosciuta con il nome di Quattro Colonne e si riferisce alla sola parte del monumento sopravvissuta alle vicissitudini del tempo ed all’erosione del mare. Dell’originaria struttura infatti, concepita come un vero e proprio fortino a pianta quadrata, sono visibili oggi soltanto le quattro torrette angolari a pianta pentagona ed alte 16 metri, che ne rinforzavano gli spigoli. Quanto alla comunicazione essa comunicava con Torre dall’ Alto Lido a sud e con Torre S. Caterina a nord.
Come è facilmente intuibile, le Quatto Colonne di Santa Maria al Bagno sono la principale attrattiva dei turisti a caccia di foto suggestive e di tramonti colorati. La ridente marina che si trova nel comune di Nardò ha tutte le caratteristiche di un tipico borgo di mare salentino dove il turista può trovare anche un clima favorevole, una bella baia di sabbia adatta ai bambini e le sue dolci scogliere bagnate da un mare cristallino.
Torre dell’Alto
Torre di Santa Maria dell’Alto posta a 50 metri sul livello del mare, domina lo sperone roccioso ai piedi del Parco di Porto Selvaggio e Palude del Capitano uno dei luoghi più spettacolari di tutto il Salento. Eretta nel corso del XVI secolo possiede basa quadrata e sviluppa fino al cordolo una struttura tronco piramidale, si innalza quindi in verticale con beccatelli e caditoie pensili e merloni per le artiglierie. Realizzata con conci tufacei regolari, si conserva mediocremente. Il primo piano, che contiene 4 ambienti, si raggiunge tramite la scala in pietra che conduce alla porta levatoia. Si trattava di una torre di avvistamento e cavallara e quindi dotata di ambienti destinati ad ospitare anche il cavaliere che, in caso di pericolo, correva per avvertire in tempo la popolazione dei paesi vicini. Si collega visivamente con Torre S. Caterina a sud e con Torre Uluzzo verso nord.
Torre Squillace
Tra S. Isidoro e Porto Cesareo si trova una delle più belle torri costiere del litorale ionico. Torre Squillace infatti fa parte del sistema difensivo voluto dall’Imperatore Carlo V allo scopo di arginare le incursioni piratesche che arrivavano dal mare. Ogni torre nel Salento ha una propria particolarità legata alle diverse funzioni, di difesa o di avvistamento, ma anche alle tante leggende che le circondano e che nei secoli ne hanno alimentato il fascino. Oggi Torre Squillace si presenta come un’anziana signora, austera in tutta la sua bellezza guarda e si gode la bellissima spiaggia di ciottoli e di sabbia, un luogo intimo ed incontaminato per chi cerca tranquillità.
Situata nel comune di Nardò, Torre Squillace, eretta intorno al XVI e completata in quello successivo con la realizzazione dell’imponente scala esterna, è di forma tronco piramidale a pianta quadrata. E’ coronata da beccatelli e da una caditoia per lato in corrispondenza delle aperture e dotata di merloni per le artiglierie e di una guardiola. Guarda a vista Torre S. Isidoro a sud e Torre Porto Cesareo verso nord.
Torre San Giovanni La Pedata
Questa antica torre si trova ubicata nel Comune di Gallipoli in località Lido S Giovanni. Si trova lungo la litoranea ormai nel centro abitato periferico di Gallipoli. Del XVI sec. è stata consistentemente restaurata più volte nel corso del tempo. E’ una torre tipica del regno, realizzata con conci regolari a pianta quadrata a base troncopiramidale, con tre caditoie per lato e coronamento. Un tempo l’ingresso era sul lato mare e successivamente occluso per aprire una porta al piano terra sul lato monte. L’interno è agibile, una scala a muro conduce al piano superiore ed ogni lato è dotato di una piccola finestra. Torre S. Giovanni la Pedata comunica a vista con Torre Pizzo a sud e con le fortificazioni di Gallipoli verso nord.
Torre Cesarea
Del comune di Porto Cesareo fanno parte tre Torri: la Torre Cesarea, Torre Lapillo e Torre Chianca. La Torre di Porto Cesareo è un edificio imponente costruito a scopo difensivo e fortezza e per proteggere lo scalo dello storico Porto. Fu eretta nel corso del XVI secolo e rientra nel sistema di fortificazione voluto dagli Aragonesi a difesa di tutta la costa della Terra d’Otranto. Si presenta con un basamento troncopiramidale e disposta su due piani dotati di volta a botte e comunicanti tra loro tramite una scala interna. Attualmente è sede del Comando della Guardia di Finanza e comunica a vista con Torre Squillace a sud e con Torre Chianca verso nord.
La torre di Porto Cesario dà anche il nome alla graziosa cittadina che si affaccia su una bellissima baia circondata da un mare cristallino ed incontaminato ed una natura generosa. Porto Cesario infatti comprende una delle riserve Naturali più ampie d’Italia e nel contempo le sue spiagge di sabbia si sono confermate tra le mete turistiche tra le più frequentate del Salento. Chilometri di sabbia e bellezza, acque cristalline ed un paesaggio unico!
A Porto Cesareo inoltre ha sede anche la stazione di Biologia Marina dell’Università di Lecce ed un Museo di Biologia Marina che ospita circa mille reperti di animali acquatici con accesso ad un’aula multimediale.
Torre Lapillo
La Torre di Torre Lapillo è situata nel Comune di Porto Cesareo in località Uomo Morto sul mare Ionio e dà anche il nome alla bellissima località turistica immersa in uno dei paesaggi naturalistici più belli del Salento. Ci troviamo infatti nei territori della Riserva Naturale Naturale Orientata Regionale Palude del Conte e Duna Costiera – Porto Cesario e nell’Area naturale marina protetta di Porto Cesare, autentici paradisi naturali.
La torre cinquecentesca è quindi immersa in una rigogliosa natura incontaminata e domina una delle spiagge più belle di tutto il litorale con un arenile di sabbia bianca intervallato da piccoli tratti di scoglio basso ed un mare dalle acque cristalline. La sua spiaggia, tra le più belle di tutto il litorale ionico, si estende tra Punta Prosciutto e Porto Cesareo di cui è anche frazione.
Torre Lapillo, bellissimo esempio di architettura militare, fu edificata nella seconda metà del secolo XVI, su base quadrata e tra le più grandi del territorio, è conosciuta anche con il nome di Torre di S. Tommaso. L’imponente scalinata esterna un tempo era interrotta da un vuoto che un ponte levatoio occupava in caso di necessità.
Oggi dopo un attento e prezioso restauro, Torre Lapillo ospita diverse sale destinate a mostre e iniziative culturali, anche centro informazioni su visite guidate nei territori del Parco.
Torre Chianca sullo Ionio
Torre Chianca conosciuta anche come Torre di S. Stefano dà il nome alla piccola e graziosa marina situata sul mare Ionio lungo la costa tra Porto Cesareo e Torre Lapillo. Al pari delle sue vicine, Torre Chianca fu realizzata nel corso del XVI secolo e rientra anch’essa nel programma di fortificazione costiero voluto da Carlo V. Anche Torre Chianca è una torre a pianta quadrata e si presenta molto imponente e con un altezza tale da poter comunicare sia con Torre Cesarea che con Torre Lapillo (o S.Tommaso).
Le torri costiere sui due mari del Salento, dall’Adriatico allo Ionio.
Il sistema di fortificazione voluto dai viceré spagnoli sotto la guida di Carlo V prevedeva una serie di torri di avvistamento alternate ad altrettanti baluardi di difesa lungo tutto la costa della Puglia, in particolare quella salentina da sempre terra di passaggio ma anche di facile conquista. Ciascuna torre aveva un compito ben preciso da assolvere ed era strettamente collegata anche visivamente con le sue “sorelle” vicine. Oggi parte di queste antiche strutture sono andate perdute o trasformate in moderni fari come Torre San Giovanni in Ugento, altre attendono di essere ristrutturate, altre ancora invece rimesse a nuovo sono sede di eventi culturali. La maggior parte delle torri costiere del Salento tuttavia sono ancora lì a ricordarci l’esistenza di un passato non troppo lontano.
Partendo dalla costa leccese queste sono le torri costiere ancora visibili su tutto il versante adriatico:
- Torre Specchiolla nella frazione di Casalbate a 22 km dalla Città di Lecce capoluogo della provincia.
- Torre Rinalda oggi ridotta a quasi un rudere
- Torre Veneri che domina una piccola altura
- Torre Chianca, della cui imponenza rimane il corpo centrale a base circolare di circa 12 metri a pochi passi dal mare.
- Torre Specchia Ruggeri
- Torre di San Foca
- Roca vecchia
- Torre dell’Orso
- Torre Sant’Andrea nei pressi di Otranto
- Torre Fiumicelli
- Torre Santo Stefano
- Torre del Serpe
- Torre dell’Orte
- Torre Sant’Emiliano.
- Torre Santa Cesarea
- Torre Minervino
- Torre Miggiano
- Torre Capanne a Castro
- Torre di Andrano
- Torre Miggiano
- Torre del Sasso
- Torre Palane
- Torre Nasparo
- Torre Specchia Grande
- Torre del Ricco
- Torre di Novaglie
- Torre dell’Omo Morto nel centro di Leuca.
Partendo da Santa Maria di Leuca, lasciandoci alle spalle Torre dell’Omo Morto e proseguendo in direzione Gallipoli sul versante ionico, troviamo quello che resta di Torre Marchiello, un suggestivo rudere che domina uno dei tratti di costa più belli del capo di Leuca, Le Tre Porte. Si prosegue quindi con le altre torri che si possono vedere ancora oggi sullo Ionio.
- Torre Marchiello
- Torre Vado, la torre che dà il nome alla graziosa marina che vanta uno dei più bei lungomare di tutto il capo di Leuca.
- Torre Pali, suggestiva torre, in parte diroccata e situata oggi su un isolotto circondato dall’acqua cristallina della spiaggia.
- Torre Mozza
- Torre San Giovanni, ristrutturato e diventato Faro della Marina Militare domina la baia del caratteristico porto turistico con la sua caratteristica colorazione a scacchi bianchi e neri.
- Torre Suda
- Torre del Pizzo che domina la bellissima baia, un autentico paradiso naturalistico
- Torre San Giovanni della Pedata
- Torre Sabea
- Torre dell’Alto Lido
- Torre del Fiume Quattro Colonne
- Torre di Santa Caterina
- Torre Uluzzo
- Torre Inserraglio (Torre Critò)
- Torre S. Isidoro
- Torre Squillace
- Torre Lapillo (Torre di S. Tommaso)
- Torre Castiglione
- Torre Colimena
- Torre Borraco
- Torre dei Molini
- Torre di S. Pietro in Bevagna
Il Salento e le torri costiere, un po’ di storia
La costruzione dei primi edifici a scopo di difesa in terra d’Otranto è da attribuire ai Normanni che giunsero in Puglia agli inizi del secolo XI in qualità di mercenari al servizio di Melo di Bari. La morte di Manfredi nel 1266, figlio di Federico II, segna l’inizio della dominazione angioina nel regno meridionale e a partire dall’arco di due secoli si provvide appunto alla fortificazione di molte città e ciò avvenne prevalentemente durante il regno di Carlo d’Angiò al quale si debbono le prime torri costiere per prevenire gli assalti dei saraceni (Editto di brindisi del 24/05/1274).
In terra d’Otranto, dalla fine del 400 alla fine del 500, si può distinguere una importante fase di riarmo territoriale durante la quale, la configurazione difensiva del territorio ebbe a subire alcuni mutamenti sostanziali e notevoli incrementi. Infatti le stesse architetture militari sino ad allora a carattere prevalentemente medioevale, assunsero presto una fisionomia difensiva coerente con i nuovi mezzi bellici e con l’impiego della polvere da sparo.
L’enorme sforzo per la costruzione di opere fortificate dato dalla nobiltà alla rete difensiva di Terra d’Otranto, possiamo identificarlo con la grande maggioranza delle architetture militari presenti nel territorio. Sparse per le campagne del Salento ancora oggi possiamo riscontrare una varietà di costruzioni, la cui morfogenesi fu mediata tra il palazzo signorile e il castello nel senso più compiuto della parola, cioè tra la esigenza di una architettura sontuosa e rappresentativa, e la necessità di difendersi. Furono costruite quindi torri e masserie fortificate che difendevano e controllavano, oltre che la popolazione contadina, anche e soprattutto l’economia del barone, di cui la più grossa fetta era costituita dalle decime sui prodotti e sulla lavorazione degli stessi. Tali costruzioni costituivano, in caso d’allarme, gli anelli di congiunzione tra città e città e tra queste e le torri costiere.
Tra il XV E IL XVI secolo fu convinzione quasi generale degli Storiografi e dei cronisti del tempo, che la terra d’Otranto costituisse l’estremo avamposto contro i turchi infedeli. Difatti, le popolazioni locali ed in particolari quelle nei pressi delle coste, vivevano costantemente sotto l’incubo del turco, da cui la famosa dicitura ” Mamma li Turchi. Il ricordo dell’efferato eccidio di Otranto era ancora vivo nella memoria: Correva l’anno 1480 quando le orde islamiche di Maometto II terrorizzarono e funestarono l’intera provincia. Le genti di terra d’Otranto quindi erano perennemente allerta per una guerra senza tregua, e non si trattava di una guerra come le altre, poiché forte era il convincimento popolare che in giuoco vi era la difesa della fede contro la crudeltà e la tracotanza islamica. Giorno e notte lungo le coste, attraverso il sistema difensivo di torri e masserie fortificate, nei casali, nelle città, e ovunque vi fosse un punto utile da osservazione, si vigilava, poiché ogni vela che si scorgeva all’orizzonte poteva essere quella di un vascello nemico.
Ad onore del vero però fu proprio dopo il sacco d’Otranto che la politica spagnola fu particolarmente attiva a munire le coste con piazzeforti, torri e fortificazioni, mentre dall’altro lato si cercò di rendere più potente la flotta finché contrastasse l’egemonia marinara islamica del mediterraneo. Il sistema difensivo costiero, se da una parte si rivelò capace di assolvere gli ordinari compiti di difesa, pur tuttavia fu inadeguato per i casi d’emergenza, ossia di fronte alle incursioni a sorpresa. Infatti, nel 1571, per proposta di Ferrante Loffredo, marchese di terra d’Otranto e di Bari, fu istituito il “battaglione”, ossia una milizia territoriale capace di accorrere tempestivamente nei luoghi ove i turchi o i pirati sarebbero approdati. Il battaglione venne affiancato anche da una compagnia di cavalleria, detta “Sacchetta”, ed essa si rivelò un mezzo assai efficace per combattere turchi e corsari, ma ormai da tempo i costi della difesa divenivano altissimi in vite umane e denaro, e l’economia stessa languiva poiché la vita era incerta e il commercio via mare era diventato quasi inesistente.
Le popolazioni della terra d’Otranto avevano abbandonato ormai le coste, molti casali erano scomparsi, quindi i turchi e corsari, nonostante il sistema difensivo delle torri costiere, scendevano a terra per rifornirsi e non disdegnavano di attaccare tori e masserie. Durante le loro incursioni devastavano, distruggevano, catturavano o uccidevano persone isolate, sicché a causa dell’ abbandono del territorio i litorali divennero pieni di macchia e paludosi.
I pirati preferivano sempre azioni di sorpresa perché temevano il sopraggiungere della vigile flotta veneziana, anche se il 17 luglio del 1535 riuscirono ad assalire e ad ottenere facilmente la resa di Castro. La città fortificata a due passi da Otranto subì il “sacco” con la perdita di molti suoi abitanti i quali furono uccisi o tratti in schiavitù. Le incursioni effettuate tra il 1554 e il 1562 furono operate dai corsari nord africani, tra cui spiccano i nomi leggendari del Barbarossa e del Dragut.
Barbarossa tentò lo sbarco verso Otranto nel 1545, ma fu respinto dalle truppe di Ferrante Loffredo subito dopo, invece due anni dopo fu la volta del corsaro Dragut che attaccò la terra di Salve ma essendosi gli abitanti salvati dentro le mura del fortilizio, preferì saccheggiare buona parte del basso Salento ed il tempio di Santa Maria di Leuca. La battaglia di Lepanto, nel 1571, costituì una svolta per l’equilibrio delle forze di mare, infatti, i Turchi sconfitti disastrosamente non avrebbero più ripreso il predominio nel Mediterraneo.
Il versante cristiano però ancora una volta non seppe sfruttare sino in fondo il successo clamoroso a causa delle invidie e i disaccordi tra le varie potenze marinare. Le cronache dell’epoca dal 1570 in poi sono ricche e dettagliate soprattutto con riguardo alle incursioni dei corsari a terra:
- Nel 1575 Castro subì l’ assalto e la razzia del Bassa Lustembai, che portò via 200 prigionieri
- Nel 1624 i corsari algerini di Biserta con 13 fuste sbarcarono a Leuca, bruciarono il tempio mariano e devastarono la vicina Castrignano.
- Nel 1673 corsari di dubbia provenienza sbarcarono presso Torchiarolo, assaltarono il villaggio e portarono via una cinquantina di persone
- Nel 1714 gli islamici razziarono nella zona d’Acaya, tre anni dopo in quello che è il territorio di Vanze.
In questo contesto misero e depresso economicamente inibito dalla insicurezza dei commerci marittimi e dallo spopolamento territoriale e dalla rapacità feudale, sorse inevitabilmente il fenomeno del brigantaggio che fu un altro male della terra d’Otranto dalla fine del 500 alla seconda metà del 600 e che si presentò con caratteri differenziati da luogo a luogo.
Le Torri vedette sul mare della Puglia
Sin dalla più remota antichità in terra d’Otranto, come in altri paesi marittimi, s’ innalzarono torri di vedetta e di difesa contro nemici provenienti dal mare, cosi fecero ad esempio i romani tra X e XII secolo quando imperversavano i navigli saraceni.
Spesso intorno alle torri sorgevano casali e città, ma si dovette attendere l’epoca svevo-angioina per la realizzazione di un razionale e permanente sistema di difesa e di segnalazione Torre (fumo di giorno, fari nella notte, secondo il numero delle navi avvistate) onde il regno di Napoli appariva circondato da un efficace cordone di torri costiere, alla cui guardia e manutenzione pensavano i giustizieri delle varie terre.
Durante tutto il periodo quindi che va dal XV al XVI secolo per impedire gli attacchi repentini e inaspettati di pirati e turchi, i privati, prima, e le “università” (i comuni del tempo) poi, costruirono delle torri di vedetta situate in posizione emergente e panoramica, proprio negli stessi luoghi delle più antiche torri romane o bizantine o svevo-angioine.
Nonostante però gli ordini e le istruzioni impartite dai monarchi agli ingegneri e ai governatori dell’epoca, poche furono le torri che furono effettivamente edificate, ed in alcune parti del regno addirittura non se ne realizzò alcuna. Questo poiché le università o comuni ritennero che la ripartizione della spesa fosse ingiusta, considerando che lo Stato faceva gravare senza alcuna necessità su dei centri abitati, in particolare le comunità più esposte, le spese di fabbrica alle quali dovevano aggiungersi quelle del servizio di guardia accessorio.
Le prime torri del Salento erette nel 1565 furono quelle di T. S. Giovanni di Ugento, di Fiumicelli nel feudo di Presicce, di Naspre presso il feudo di Tiggiano, di S. Isidoro in territorio di Nardò, oltre alle torri di Novaglie, di Montelungo e S. Maria di Leuca. Sul finire dell’estate del 1569 la costruzione di quasi tutte le torri delle province dell’Adriatico fu terminata ed in particolare quelle che andavano da: Porto della Chianca in feudo di Lecce a Porto Badisco, da Porto di Tricase a S. Maria di Leuca, dalla Torre di Ruffano alla Punta di Gallipoli fino poi a Porto Cesareo.
Sembrerebbe che per la costruzione delle torri prima del 1566 fu stabilita dal viceré un’imposta di 20 grani e ¼ per fuoco e la condizione di erigerle entro otto mesi anche se i lavori si protrassero per anni a causa delle disastrose condizioni economiche dei piccoli centri i quali a volte non edificarono nel tempo prescritto alcuna torre.
Nel corso degli anni i viceré spagnoli cambiarono diverse volte l’importo della tassa per la costruzione delle torri gravando in modo eccessivo sulle casse delle singole università e dei cittadini sempre più poveri e stremati. Per questo motivo il sistema di fortificazione che aveva previsto molte più torri rispetto a quelle edificate. Si dovette attendere solo il 1748 per annoverare 80 altre torri in terra d’Otranto, 379 nel regno, di cui restavano 359 nel 1827, molte delle quali cadenti e altre gia occupate dai privati
Si ringrazia Luca Leggittimo - Anna Maria Ciardo