01 Giugno 2011 | Autore: Pantaleo | Salento
Itinerario Turistico Culturale
Torre Vado – Salve – Ruggiano – Barbarano – Patù – Morciano di Leuca – Torre Vado
Luogo di ritrovo dell’itinerario è l’Area Servizi di Torre Vado (1), adiacente il Pronto Soccorso. Il percorso si snoda da via Scalelle, che attraversa l’omonima località e sale di quota fino a 100 metri s.l.m.
Si giunge, dopo circa un chilometro, presso l’Area della Madonnina e si svolta a sinistra in direzione della Masseria San Lasi (2), antica costruzione fortificata del 1577, come attesta la data incisa sull’attigua torre cilindrica. Il percorso prevede una sosta presso la Cappella di San Lasi (XVI secolo) (3), ubicata nelle immediate vicinanze dell’omonima Masseria. La cappella conserva al suo interno tracce di affreschi di notevole pregio artistico.
Terminata la visita della cappella si attraversa la S.P. 273 e ci si immette sulla parallela S.P. 339. Dopo 500 metri, giunti all’altezza di un incrocio, si prosegue in direzione di Ugento, seguendo il tracciato dell’antica via Sallentina. Si tratta di una strada che in età messapica e romana congiungeva Taranto ad Otranto, passando per Vereto, a breve distanza dal Capo Iapigio.
Si procede per circa un chilometro fino alla Cappella della Madonna delle Gnizze (1616) (4), posta sulla sinistra al margine della strada. L’edificio sorge sopra una piccola grotta, al cui interno – secondo una leggenda – un contadino rinvenne, su indicazione della Madonna, un’icona della Beata Vergine, che permise alla popolazione di Salve di salvarsi da una grave epidemia esplosa intorno al 1540.
Superata la Cappella e l’adiacente Masseria, si svolta a destra. Si segue la strada superando una ripida ma breve salita e si giunge in prossimità della Masseria Veneri, in località Sant’Anna. Si svolta a sinistra e in seguito a destra finché non ci si raccorda nuovamente alla S.P. 339 e si prosegue in direzione di Salve. Si consiglia una breve sosta presso la Cappella della Madonna di Loreto (1677) (5), in contrada Fogge, prima di procedere verso il centro abitato. L’itinerario, a questo punto, prevede la visita del centro storico di Salve (6) e in particolare: dei frantoi ipogei in contrada Veneri, di Piazza Concordia, della Chiesa matrice dedicata a San Nicola Magno con il suo organo cinquecentesco (il più antico funzionante in Puglia) e del Palazzo Carida-Ramirez, elegante dimora nobiliare adibita a Centro culturale polivalente. Si prosegue percorrendo via Persico, sulla quale si affacciano
palazzi signorili con annesse torri (tra cui spicca la cinquecentesca Torre dei Montano). Si segue la cartellonistica per la Piscina comunale e si risale un rilievo collinare (Serra Falitte); lungo il tracciato di una strada rurale che lambisce antiche cave dismesse vi è la grande Specchia dei Fersini (7), un monumento megalitico di età medievale, utilizzato come struttura di difesa del territorio.
Dalla strada campestre, posta a circa 160 metri s.l.m., è possibile ammirare un’ampia porzione di tipico paesaggio salentino, che si estende tra gli uliveti e le candide abitazioni dei piccoli e graziosi borghi di Ruggiano e Barbarano. Il percorso prevede una sosta presso un’antica chiesa rurale e la visita di un’imponente Pajara a tre gradoni (8), denominata Malte, che ben rappresenta l’architetturarurale salentina in pietra a secco. L’itinerario prosegue verso Ruggiano (9) dove, dopo aver attraversato i binari della Ferrovia del Sud-Est, si giunge presso la Cappella della Madonna di Costantinopoli (10), la cui costruzione risale al ‘700. La struttura presenta una facciata semplice, con copertura a doppio spiovente e unico portale di ingresso sormontato da una nicchia. All’interno si possono ammirare alcuni pregevoli dipinti, tra cui quello che si trova sull’altare raffigurante l’immagine della Vergine. Poco distante si trova il celebre Santuario di Santa Marina (11), eretto nel Medioevo, ampliato e restaurato nel 1648 ad opera di maestranze locali. Presenta un originale prospetto bipartito, con due portali di ingresso, elegantemente decorati, sormontati da altrettante finestre. Al centro della facciata campeggia una lesena liscia, che riecheggia le altre due poste all’angolo. L’interno, a due navate, rispecchia la particolare struttura della facciata e conserva una statua in legno ed un dipinto raffiguranti l’immagine della Santa.
Lasciato alle spalle il borgo di Ruggiano, si prosegue verso Barbarano, attraversando contrade che conservano ancora inalterato il tipico paesaggio rurale salentino. Qui infatti muri a secco, pajare, liame, furnieddhi, la Macchia mediterranea, le vore e gli ulivi plurisecolari fanno da cornice al percorso, che insiste su antichissime strade con carraie impresse sul banco roccioso. Una volta giunti a Barbarano e oltrepassati nuovamente i binari della Ferrovia, il cammino prevede una sosta al complesso di Leuca Piccola (12) . Si tratta di una struttura, realizzata nel 1685 da don Annibale Capece, che fungeva da luogo di ristoro per i pellegrini diretti a Leuca. Il percorso procede verso sud, in contrada Spisse, tra antiche cave di tufo e carrareccie, in un paesaggio ancora caratterizzato da un fitto reticolo di muretti a secco e pajare. Dopo circa due chilometri di strada sterrata si giunge nel territorio di Giuliano. Ad un bivio è situato un pozzo, detto del bon bere, in cui la tradizione orale narra essersi dissetato San Pietro, dopo aver resuscitato un morto e aver convertito alla fede cristiana quattromila Gentili (Pagani). A Circa 100 metri dal pozzo è possibile visitare la Chiesa di San Pietro (13), risalente al X secolo, a pianta rettangolare e navata unica con abside semicircolare. È stata realizzata in muratura a doppio paramento utilizzando anche blocchi di reimpiego provenienti da edifici funerari di epoca romana. All’interno si conservano tracce di vari strati di intonaco affrescato, con figure di santi di tradizione bizantina, graffiti navali ed un’epigrafe in greco. Recenti scavi archeologici hanno permesso di rinvenire al suo interno numerose sepolture di età medievale.
Terminata la visita, si prosegue verso ovest; dopo circa 300 metri si supera il cimitero di Giuliano e si risale la strada che costeggia a destra la Serra Falitte, fino all’incrocio con la provinciale Morciano – Patù. Percorrendo una stradina lunga un centinaio di metri si arriva ai piedi dell’area dove sorgeva l’importante città messapica di Vereto – divenuta poi municipio romano – situata circa 500 metri ad Est dall’abitato di Patù.
Il viaggio nell’area archeologica prevede una sosta presso la Cappella dedicata alla Madonna di Vereto (14), dove sono visibili alcune strutture murarie relative alla preesistente chiesa paleocristiana. Al suo interno si conserva un prezioso affresco che raffigura San Paolo che impugna una spada, intorno alla quale sono attorcigliati due serpenti. Ai piedi del Santo vi è uno scorpione sormontato da due serpenti, intrecciati a mò di caduceo. Si segue il percorso tortuoso della strada e, una volta giunti ad un bivio, si svolta verso ovest lungo la Strada Vicinale Serre II, ossia un sentiero sterrato posto sul versante orientale della collina di Vereto e delimitato ad Ovest da un muro a secco di grandi dimensioni, che ingloba dei blocchi relativi al circuito murario di età messapica. Volgendo lo sguardo ad oriente, al di là della staccionata in legno, è possibile ammirare un panorama molto suggestivo.
Si ritorna indietro e si seguono le indicazioni per la via Uschia Pagliare, dove si conservano i ruderi del circuito murario sud – occidentale di Vereto. Il percorso, quindi, si dirige verso la località Le Chiuse, in direzione di Morciano di Leuca, che si raggiunge dopo circa 2 chilometri di cammino, immersi tra ulivi secolari e antiche costruzioni rurali in pietra a secco.
Morciano di Leuca vanta alcune dimore storiche, una Parrocchiale e diverse piccole cappelle di notevole pregio storico e artistico. Tra queste ultime la più interessante è la Cappella della Madonna di Costantinopoli (seconda metà XVI secolo) (15), per la presenza, al suo interno, di un monolite sul cui fronte è affrescata la Vergine con il Bambino. Sotto l’affresco sono state individuate tracce di un dipinto da riferire al periodo di dominazione bizantina del Salento.
Si prosegue lungo via Roma e si giunge alla piazza del paese, dove si erge un’alta colonna con la statua di San Giovanni (16), Santo protettore del paese, rivolta verso il mare per garantirsi la protezione contro l’assalto dei nemici turchi. Di fronte alla colonna vi è la Chiesa del Carmine (17), costruita alla fine del XV secolo dal Barone Sambiasi. La Chiesa presenta una pianta a navata unica. Al suo interno è possibile ammirare l’Altare maggiore, altri quattro altari laterali e un bellissimo organo. Adiacente alla Chiesa è l’imponente Castello Valentini (18), eretto nel XIV secolo dal barone Gualtiero VI di Brienne. La struttura ha una pianta quadrata, con quattro torri circolari cilindriche disposte agli angoli, una delle quali è stata abbattuta nel 1507 per consentire la costruzione dell’attuale chiesa dei carmelitani.
La visita al centro storico di Morciano prosegue lungo via Roma, dove si affaccia il prospetto della Chiesa matrice (19), consacrata a San Giovanni Elemosiniere (1576), come documenta l’iscrizione presente sul portale d’ingresso. L’edificio sacro, a tre navate, conserva al suo interno un bellissimo altare in stile barocco, dedicato al santo patrono.
Lasciato alle spalle il centro abitato di Morciano, si procede lungo la S.P. 326 sino allo svincolo con la strada che conduce al mare, in direzione di Torre Vado. Giunti sulla litoranea Gallipoli – Leuca, si prosegue in direzione nord per circa 500 metri, fino alla torre (20), che prende il nome dal tratto di costa in cui sorge, carat terizzato da acque poco profonde ed utilizzato dai pescatori del luogo come guado (dal latino vadum): agevole accesso al mare.
La torre, alta circa 12 metri, presenta un basamento troncoconico ed una base circolare. È composta da due piani, separati esternamente da un toro. La struttura portante della torre è in muratura, costituita da conci di pietra tufacea. Particolare è il coronamento sulla sommità, composto da una serie di beccatelli e da una merlatura piana di semplice fattura. Tra la serie dei merli e quella dei beccatelli figurano quattro caditoie, impostate in direzione dei punti cardinali. La sua funzione era quella di difendere il territorio dalle incursioni dei turchi. La torre, a riguardo, aveva in dotazione un cavallo, usato dal cavallaro ogni qualvolta si profilava la possibilità di uno sbarco nemico. In tal caso correva a briglie sciolte verso il paese per lanciare l’allarme e dare il tempo alle donne e ai fanciulli di mettersi al riparo e agli uomini di imbastire la difesa.
Il percorso si conclude, dopo circa 500 metri, presso l’Area Servizi della Marina di Torre Vado, laddove il breve viaggio qui proposto, tra le bellezze paesaggistiche, storiche e artistiche di questo lembo di territorio, ha avuto inizio.
Tratto dalla Guida estate di Torrevado.info
Itinerario Realizzato da Associazione Arches per Torrevado.info
ASSOCIAZIONE CULTURALE ARCHE’S
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