06 Gennaio 2008 | Autore: Anna Maria Ciardo | Morciano di Leuca
Questa mattina, nel silenzio della mia casa, ho sentito i passi della mia bimba di tre anni che, quatta quatta, dal suo lettino si è diretta al camino del soggiorno…con le manine appoggiate sulle sue ginocchia si è chinata ed ha cercato di sbirciare lungo la canna fumaria… è rimasta lì qualche secondo… poi si è accorta che la calza era stata riempita…
E’ passata, mamma, papà, è passata la Befana (quella buona dice lei)!
E’ stato un attimo di magia … di una bellezza infinita, infinita come il bene che si può volere ad un figlio ed ai suoi sogni. Ho rivisto i tempi della mia befana, delle dolci illusioni anche quando, ormai scoperto tutto, insieme alle mie cuginette custodivamo gelosamente il segreto per i fratelli più piccoli.
Oggi le nuove “feste” introdotte dalla moda e dal mondo globalizzato, con ogni evento che diventa un pretesto per il consumismo più sfrenato, la Befana potrebbe essere la risposta alla crescente necessità che abbiamo di rispolverare le nostre più antiche tradizioni, tornando anche alla semplicità dei doni che i bimbi si aspettano.
La nascita di questa tradizione dell’immaginario infantile nasce secondo la leggenda, quando i Re Magi alla ricerca del luogo dove si trovava il piccolo Gesù, chiesero informazioni ad una vecchietta invitandola a seguirli nella loro ricerca; la vecchietta in un primo moneto si rifiutò. Subito dopo se ne pentì e, nella notte, uscì da casa con un grande sacco pieno di dolci e frutta: distribuì dolci e doni a tutti i bambini che incontrò sperando che uno di loro fosse Gesù. Da allora ogni anno la notte tra il 5 ed il 6 gennaio, la vecchietta per farsi perdonare prende la sua scopa e ricomincia il giro di tutti i camini del mondo e distribuisce doni a tutti i bambini.
Come tutte le tradizioni che abbiamo ereditato, anche questa della Befana è il frutto della fusione di antichi riti pagani
con i nuovi riti della cultura del Cristianesimo; è di origine pagana la tradizione di bruciare alla fine dell’anno un pupazzo vestito di stracci a simbolo del vecchio che lascia il posto al nuovo. Sicuramente l’identificazione con la vecchietta vestita di stracci, lo scialle, il fazzoletto in testa e le scarpe rotte nasce da quella tradizione.
Il tempo cambia forse i contenuti ma le emozioni per i bambini devono rimanere sempre le stesse e questo dipende soprattutto da noi adulti.
La Befana di Giovanni Pascoli
Viene viene la Befana,
vien dai monti a notte fonda.
Come è stanca! la circonda
neve, gelo e tramontana.
Viene viene la Befana.
Ha le mani al petto in croce,
e la neve è il suo mantello,
ed il gelo il suo pannello,
ed è il vento la sua voce.
Ha le mani al petto in croce.
E si accosta piano piano
alla villa, al casolare,
a guardare, ad ascoltare,
or più presso or più lontano.
Piano piano, piano piano.
Che c’è dentro questa villa?
Uno stropiccìo leggero.
Tutto è cheto, tutto è nero.
Un lumino passa e brilla.
Che c’è dentro questa villa?
Guarda e guarda… tre lettini
con tre bimbi a nanna, buoni.
Guarda e guarda… ai capitoni
c’è tre calze lunghe e fini.
Oh! tre calze e tre lettini…
Il lumino brilla e scende,
e ne scricchiolan le scale:
il lumino brilla e sale,
e ne palpitan le tende.
Chi mai sale? Chi mai scende?
Coi suoi doni mamma è scesa,
sale con il suo sorriso.
Il lumino le arde in viso
come lampada di chiesa.
Coi suoi doni mamma è scesa.
La Befana alla finestra
sente e vede, e si allontana.
Passa con la tramontana,
passa per la via maestra:
trema ogni uscio, ogni finestra.
E che c’è nel casolare?
Un sospiro lungo e fioco.
Qualche lucciola di fuoco
brilla ancor nel focolare.
Ma che c’è nel casolare?
Guarda e guarda… tre strapunti
con tre bimbi a nanna, buoni.
Tra le cenere e i carboni
c’è tre zoccoli consunti.
Oh! tre scarpe e tre strapunti…
E la mamma veglia e fila
sospirando e singhiozzando,
e rimira a quando a quando
oh! quei tre zoccoli in fila…
Veglia e piange, piange e fila.
12. La Befana vede e sente;
fugge al monte, ch’è l’aurora.
Quella mamma piange ancora
su quei bimbi senza niente.
La Befana vede e sente.
13.La Befana sta sul monte.
Ciò che vede è ciò che vide:
c’è chi piange e c’è chi ride:
essa ha nuvoli alla fronte,
mentre sta sul bianco monte.
Anna Maria