01 Giugno 2014 | Autore: raffy | Puglia
Girano diverse versioni su cosa sia realmente il celebre porcellino Pri-Pri. La più accreditata pare sia quella per cui due uomini di Montesardo, soprannominati Leone e Moretto, ebbero l’idea della sagra e parlandone col sacerdote decisero di allevare, nella piazza del paese, un maialetto da sacrificare poi nei giorni della festa. Pare che al maialino venne dato il nome di “Pri-Pri” proprio a causa del verso che faceva mentre grufolava nel cortile di Leone, crescendo. Pri-Pri dunque sarebbe un suono onomatopeico che da allora è rimasto ad ognuno dei maiali allevati durante l’anno e sacrificati in onore della sagra.
Girano voci che “Pri-Pri” sarebbe invece il verso fatto da colui che si occupava del maialino, mentre lo chiamava per mangiare.
Un’altra storia narra che anticamente il maialino da sacrificare si allevasse nella piazza del paese e che quell’anno, oltre a Pri-Pri, fossero stati allevati anche “Pri-Pro” e “Pri-Pra”; per scegliere si ricorse a una democratica votazione tra gli abitanti di Montesardo e pare fosse toccato proprio a “Pri-Pri”.
Qualunque sia la verità, oggi Pri-Pri è un simbolo, e anni fa un sacerdote ne fece una copia in terracotta: non c’è famiglia che non ne abbia uno come portafortuna, e i turisti lo portano via come souvenir.
Per quanto riguarda la pasta casereccia di Montesardo, dai formati più svariati, da quelli semplici a quelli estremamente laboriosi, è un simbolo ormai di questa sagra e richiede sempre lunghi tempi di preparazione, ma si abbina in modo straordinario al gusto degli ingredienti delle ricette in cui è usata e ha una resa sensoriale straordinaria.
Si tratta di un elemento tipico della gastronomia di Montesardo di una volta e, come molte altre specialità culinarie della gastronomia tipica Salentina, non ha oggi alcun significato economico, in quanto la sua preparazione è così lunga e laboriosa che remunerare giustamente il lavoro necessario porterebbe alla formazione di un prezzo assolutamente fuori mercato.
Per preparare i vari formati di pasta, dalle orecchiette ai maccarruna alle tagliatelle agli spaghetti, in primo luogo si impasta la semola di grano duro salentino con acqua e sale. Si stende l’impasto e poi lo si taglia dando la forma desiderata: in striscioline, in pezzetti della larghezza di un centimetro, a quadrettini, tutti ottenuti foggiando, ovviamente a uno a uno i singoli pezzi.
Si ricordano la caratteristica massa e ciciri, il ranu pasatu, la cocuzza a sarsa, fave e cicore, foje reste, la fritta con olive.
Un tripidio di sapori dunque per questa sagra che si tiene il 14 Agosto del 2014, e che apre agli ospiti una finestra sul Salento rurale e sulle sue bellezze. In ogni angolo del centro storico del paese, stand e banchetti delizieranno tutti con odori, sapori e preparazioni culinarie da ammirare, che lasceranno in bocca il gusto romantico del Basso Salento e il desiderio di sperimentare in prima persona anno dopo anno, le meraviglie offerte, accompagnate da lu mieru de la Parduidda, vino prodotto in occasione della sagra.
L’obiettivo di questo progetto che si protrae da anni, per il 2014 è attrarre l’attenzione del turismo italiano sulle bellezze della cultura Salentina attraverso informazioni e feste con itinerari del gusto e culturali, i temi più apprezzati da chi voglia vivere una vacanza indimenticabile in Salento.
In quest’ottica durante la sagra avranno ampio spazio i protagonisti dell’ enogastronomia e dell’ospitalità salentina, con punti informativi che forniranno indicazioni sui produttori di specialità alimentari tipiche.