Come una volta si faceva il bucato nel Salento

20 Ottobre 2008 | Autore: Pantaleo | Salento

Segue la seconda parte del lavoro intitolato ” Una Volta … si faceva così” (spaccati di vita quotidiana) diviso in tre parti realizzato da SCUOLA SECONDARIA 1° GRADO – MORCIANO di Leuca A.S. 2006/2007

2° Parte COME, UNA VOLTA, SI FACEVA IL BUCATO

Oggi le moderne lavatrici permettono alle donne di dedicare più tempo a se Ma un tempo per fare il bucato si iniziava la mattina presto e si
finiva il giorno successivo.
Tutto era svolto dalle infaticabili braccia delle
donne che affrontavano ogni lavoro con
spontaneità e spirito di sacrificio.
Abbiamo appreso le notizie dalla viva voce di
“nonna Lucia”, che da ragazza faceva il bucato così
come ci ha descritto.

FASE 1 La mattina
all’alba si metteva la
biancheria nella pila di
pietra, situata nel cortile,
con l’acqua che si
attingeva dalla cisterna. Si
lavava (ramuddhava) con
il sapone fatto a casa
usando “lu lavaturu”. A
lavare davanti alla pila
c’erano le donne della famiglia e le vicine di casa,
poiché sviluppato era il
senso dell’amicizia e del
reciproco aiuto.

Fase 2 La padrona di casa,
intanto, appendeva il paiolo
(quatarottu) sotto al
camino, lo riempiva
d’acqua e accendeva il
fuoco.
Accanto metteva lu cofunu
sopra uno sconnetto Si sistemava, quindi, la biancheria nel cofunu e sopra si metteva un telo
grezzo di canapa (cennaturu) con dentro la cenere cernita.

FASE. 3 Quando l’acqua del paiolo era tiepida si versava con un
recipiente di creta (vacaturu) sulla biancheria (in media servivano
quattro paioli pieni d’acqua).
L’acqua versata sul telo grezzo, che conteneva la cenere (lissia),
filtrava attraverso la biancheria e scendeva in un capiente recipiente di
creta (limmu) che era situato sotto il cofano sul pavimento.

FASE 4
Subito dopo l’acqua che scendeva dal cofano nel recipiente di creta
si metteva nel paiolo per riscaldare e quindi si versava di nuovo sulla
biancheria.

Si continuava così per sette o nove volte, aumentando sempre di più la temperatura dell’acqua.
Nell’ultima “vacata” si mettevano scaglie di sapone e qualche foglia di alloro e si versava direttamente sulla biancheria, dopo aver sollevato il telo grezzo.

Alla fine si ricopriva il bucato e si lasciava raffreddare per tutta la notte.
Nella casa si diffondeva il profumo del pulito.

FASE 5 Il mattino dopo si toglieva la biancheria un po’ alla volta si metteva nella pila piena d’acqua e si lavava un’altra volta.
Veniva poi sciacquata (chiaruta) in un recipiente di creta (limmu), stesa al sole e poi stirata.
Il bucato si faceva ogni quindici giorni.
La “lissia” veniva conservata e utilizzata per lavare gli indumenti colorati.
Le nostre nonne con la liscia si lavavano anche i capelli.

Seguiteci domani la terza parte con il pdf integrale

Ringraziamo i ragazzi della SCUOLA SECONDARIA 1° GRADO – MORCIANO di Leuca A.S. 2006/2007 per il magnifico lavoro, L’istituto Comprensivo Statale Salve e il Comune di Morciano di Leuca per l’autorizzazione alla Pubblicazione.

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