Il fenomeno dell’emigrazione in Salento

01 Dicembre 2010 | Autore: Mr.salento | Salento

La Puglia conosciuta dai turisti e dai visitatori, quella delle splendide spiagge e delle coste frastagliate dominate dalle belle torri medievali, delle città d’arte dove trionfa il barocco pugliese, ai bei borghi labirintici delle città costiere, nasconde una realtà spesso drammatica che nel corso del ‘900 ha influito profondamente sulla realtà economico – sociale della regione, l’emigrazione.

 

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pescatori negli anni cinquanta

La Puglia è al terzo posto tra le regioni per tasso di emigrazione ancora oggi, passato il nuovo millennio. Si stima che i pugliesi all’estero raggiungano la cifra delle 370000 unità, per contare solo coloro che sono iscritti nelle anagrafi consolari, ai quali si dovrebbero aggiungere i lavoratori stagionali che ancora oggi si recano a lavorare all’estero o nel più ricco Nord Italia, e le migliaia di studenti universitari che ogni anno trascorrono almeno 9 mesi lontani da casa.

La prima ondata migratoria, agli albori del ‘900 e fino agli anni successivi alla prima guerra mondiale, nata sotto la spinta di fame e povertà drammatiche ha avuto come meta soprattutto gli Stati Uniti, l’Argentina ed il Brasile. e solo in seguito si è diretta verso il Nord Europa che, tra Svizzera, Francia, Belgio e Germania conta quasi 200.000 unità. La seconda ondata migratoria importante negli anni dell’immediato dopoguerra e fino agli anni ’60 avrà come meta le stesse aeree geografiche a cui si aggiunge l’Australia.

La grande produzione industriale nell’Italia del Nord, soprattutto a Torino, Milano e nel Triveneto sarà di stimolo a nuove ondate migratorie negli anni successivi, non più come in precedenza verso l’estero ma verso altre aree della penisola italiana. Si calcola che dal ’51 al ’67 più di un milione di pugliesi si trasferiscono in Piemonte e Lombardia.

Il Salento è in Puglia una delle aree colpite maggiormente dal fenomeno dell’emigrazione. Intere generazioni di giovani sono partiti per le grandi industrie del nord, e l’immagine oggi un po’ pittoresca della valigia di cartone tenuta ferma con un po’ di spago per molti è stata la triste realtà. Si spopolava la campagna che non era in grado, per la forte presenza di un latifondismo cieco e retrogrado di sfamare i suoi figli, un paradosso questo, vista la ricchezza produttiva e le risorse agricole di cui era capace la penisola salentina. Ed ancora oggi purtroppo, seppure in maniera leggermente più sfocata e meno presente agli onori della cronaca tale flusso di giovani che si trasferiscono non cessa di essere un fenomeno tangibile ed importante. La disoccupazione e la mancanza di lavoro continuano infatti ad essere una delle piaghe più feroci, anche se in alcuni campi, come nella produzione agricola, nell’esportazione di olio extravergine di oliva e vino, nella crescente industria turistica molto si sta facendo, gli obiettivi di una piena occupabilità, e la fine dello stillicidio di chi è costretto a partire sono solo leggermente diminuiti.

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