La Puglia vieta la pesca dei ricci nelle acque dei suoi mari per i prossimi tre anni fino al 2025. Lo ha deliberato il Consiglio Regionale della Puglia con la legge approvata il 28 marzo 2023 con la quale si stabilisce : “il divieto di prelievo, raccolta, detenzione, trasporto, sbarco e commercializzazione degli esemplari di riccio di mare e dei relativi prodotti derivati freschi“ nei mari pugliesi.
Aggiornamento Febbraio 2024
La Consulta legittima lo stop alla pesca dei Ricci di mare: conferma da parte della Corte Costituzionale del blocco triennale della pesca dei ricci di mare in Puglia, misura introdotta dalla Regione per tutelare la specie a rischio estinzione.
Questo divieto, valido fino al 2025, è stato difeso con successo contro le contestazioni della Presidenza del Consiglio dei ministri, garantendo così una vittoria significativa per la tutela ambientale marina locale.
La decisione sottolinea l’importanza delle misure regionali per la protezione delle risorse ittiche e ambientali, confermando la competenza regionale in materia
La pesca del riccio di mare è comune a diversi paesi nel mondo ed in particolare in alcune regioni del Mediterraneo come la Campania, la Sardegna e la Puglia in particolare dove il riccio è diventato parte integrante di alcune ricette tipiche. La parte del riccio che si mangia (o si utilizza per le ricette) sono essenzialmente le gonadi e cioè le loro ghiandole riproduttive. E’ facile comprendere come la pesca indiscriminata abbia causato nel tempo una vera e propria decimazione della popolazione di questo organismo marino da metterne in serio pericolo l’esistenza stessa.
La pesca indiscriminata di ricci di mare, registrata particolarmente negli ultimi anni, ha compromesso notevolmente la sopravvivenza di questo organismo con grande danno per l’intero ecosistema e la biodiversità dei fondali di Puglia. Non è bastato il fermo biologico annuale previsto dalla Legge nazionale e che dal 1995 istituiva il divieto di pesca a maggio-giugno ma ne regolamentava anche le modalità di cattura. Regole purtroppo e spesso disattese di fronte a richieste di mercato sempre più crescenti. Questo ha dato vita ad un crescente prelievo considerevolmente alto, oggi insostenibile. Una diminuzione drastica della popolazione di ricci di mare che si può constatare durante le piccole battute di snorkeling lungo i bassi fondali antistanti le coste del Capo di Leuca (solo per fare un esempio): i ricci sono quasi del tutto scomparsi.
Quindi, la decisione della Regione Puglia nasce allo scopo di salvaguardare questa specie molto rara che corre il rischio concreto di scomparire dai fondali mediterranei. La proposta di Legge è stata presentata al Consiglio Regionale della Puglia dal Consigliere Paolo Pagliaro ed approvata quasi all’unanimità, con 41 voti favorevoli ed un solo voto contrario. Il fermo previsto per ora è fino al marzo 2025, anno in cui saranno monitorati e rivalutati gli effetti del lungo fermo biologico.
La legge Regionale appena approvata riguarda i ricci di mare pescati nei mari di Puglia e quindi non vieta ai ristoratori pugliesi di vendere e somministrare ricci di mare provenienti da altre Regioni.
Sommario
- 1 Ricci di mare in Puglia, storia di una pesca sempre protetta!
- 2 I ricci di mare, perché sono così preziosi?
- 3 Quale è la legge nazionale che regolamenta la pesca dei ricci di mare in Italia?
- 4 Quale è la legge regionale che regolamenta la pesca nella Regione Puglia?
- 5 In che periodo si possono pescare i ricci di mare in Puglia?
- 6 Quando a Torre Vado si pescavano i ricci di mare
- 7 Come fare il bagno a Torre Vado senza pungersi con i ricci di mare?
Ricci di mare in Puglia, storia di una pesca sempre protetta!
Dal 1995 la pesca del riccio di mare in Italia è tutelata e protetta da un Decreto Ministeriale quindi una serie di regole sulla modalità di cattura ed un fermo biologico annuale. Prima di quella data (12 gennaio 1995) diverse associazioni pugliesi legate alla tutela dell’ambiente segnalarono la necessità di una regolamentazione della pesca dei ricci di mare che aveva visto negli ultimi anni un indiscriminato incremento tale da compromettere la biodiversità dei fondali marini. Ad occuparsi della ricerca ci furono il laboratorio di Biologia Marina ed Acquario della provincia di Bari, il gruppo di esperti del laboratorio di Biologia Marina e Pesca di Fano Università di Bologna, il Dipartimento di Biologia animale ed ecologia dell’Università di Cagliari.
Le evidenze scientifiche confermarono quello che le associazioni sostenevano da tempo e cioè la necessità di regolamentare la pesca del riccio di mare al fine di tutelare la biodiversità marina concretamente messa a rischio sia dalla pesca indiscriminata, sia dal riscaldamento globale delle acque.
Quindi, sulla base di queste ragioni la Commissione consultiva centrale per la pesca marittima nella seduta dell’ottobre 1994 approvò all’unanimità il documento conclusivo che sarà poi contenuto nel Decreto Ministeriale del 12 gennaio 1995.
Il suddetto Decreto Ministeriale 12/01/1995 regolamenterà la pesca dei ricci di mare per gli anni successivi istituendo il fermo biologico annuale per i mesi di maggio e giugno allo scopo di consentire la riproduzione della specie. Oltre al fermo la legge prevedeva regole di cattura per il pescatore non professionista (pescare al massimo di 50 esemplari) sia per la pesca professionale (catturare al massimo 1000 esemplari.) In ogni caso il metodo di pesca consentito era l’apnea e senza strumenti e la taglia minima del riccio non doveva essere inferiore a 7 centimetri di diametro, aculei compresi.
Da allora nel corso degli anni, alcune Regioni d’Italia più interessate alla pesca dei ricci di mare (quali ad esempio la Sardegna) hanno adottato provvedimenti ulteriormente restrittivi atti a regolamentarne la cattura e renderla meno distruttiva e più sostenibile. Ci si è resi del pericolo molto concreto di arrivare alla completa estinzione del riccio di mare con conseguenze gravi per l’ecosistema e l’ambiente marino e da qui l’esigenza di intervenire con norme locali. Per questi motivi la Puglia nel Marzo del 2023 ha approvato una legge con la quale vieta la pesca dei ricci fino al 2025 nei fondali di Puglia (legge regione Puglia n. 620 del 28 marzo 2023)
I ricci di mare, perché sono così preziosi?
I ricci di mare sono un alimento così prelibato ed altrettanto prezioso per l’intero ecosistema di tutto il nostro mare: hanno un accrescimento molto lento e sono un anello importante nella catena alimentare dei mari, si nutrono di alghe e a loro volta sono da nutrimento per i pesci.
Nei fondali del Mediterraneo vivono essenzialmente due specie diriccio di mare: il Paracentrotus lividus e l’ Arbacia lixula. I ricci di mare pescati per la bontà delle loro gonadi (le ghiandole riproduttive) e conosciuti erroneamente come ricci di mare femmina sono i Paracentrotus lividus, una straordinaria specie ermafrodita. Questa specie si riproduce mediante il deposito delle uova da parte degli esemplari femmina i quali nei mesi di maggio e giugno si trasformano in esemplari di maschio proprio per fecondare. Gli aculei primari, presenti sulle piastre del dermascheletro, sono molto grandi e articolati su un tubercolo della corazza, circondato da fibre muscolari che ne consentono il movimento; sulla superficie esterna sono presenti altri organi di piccole dimensioni, i pedicelli ambulacrali, terminanti con delle ventose, con funzioni principalmente deambulatorie. I ricci vivono a profondità relativamente basse, popolando le praterie di posidonia di cui si nutrono e pascolano all’interno di piccoli anfratti rocciosi spesso a due passi dalla riva. Il colore degli aculei va dal marrone al violaceo.
L’altra specie che non si mangia e che erroneamente chiamiamo riccio maschio, è l’Arbacia Lixula e si distingue dagli altri per il aculei molto più lunghi dal colore nero intenso.
La presenza dei ricci di mare tra i fondali è molto preziosa; essi infatti svolgono una funzione di filtraggio e pulizia dell’acqua di mare dalle impurità, si nutrono principalmente di alghe, attraggono pesci predatori come i saraghi. La loro graduale scomparsa dai fondali avrebbe come prima conseguenza la proliferazione eccessiva di alghe mentre la loro presenza nei mari, costante e bilanciata, garantisce il giusto equilibro per l’ecosistema marino
Quale è la legge nazionale che regolamenta la pesca dei ricci di mare in Italia?
Il provvedimento nazionale che regolamenta la pesca dei ricci di mare in Italia è il D.M. 12 gennaio del 1995, Gazzetta Ufficiale 25 gennaio 1995 n. 20, tenendo conto anche che la pesca di questo organismo marino si configura come una produzione primaria ed è soggetta pertanto alle disposizioni contenute nel Reg. (CE) n. 852/2004. Esistono tuttavia dei provvedimenti e leggi regionali che regolamentano la pesca del riccio di mare e che superano la legge nazionale.
DECRETO 12 gennaio 1995 Disciplina della pesca del riccio di mare. (GU Serie Generale n.20 del 25-1-1995)
IL MINISTRO DELLE RISORSE
AGRICOLE, ALIMENTARI E FORESTALI
Vista la legge 14 luglio 1965, n. 963, e successive modifiche,
concernente la disciplina della pesca marittima e in particolare
l’art. 32 che consente al Ministro di emanare norme anche in deroga
alle discipline regolamentari;
Visto il regolamento di esecuzione della predetta legge approvato
con decreto del Presidente della Repubblica del 2 ottobre 1968, n.
1639, e in particolare l’art. 2 che definisce quali prodotti della
pesca anche gli organismi viventi;
Ritenuta la necessità’ di regolamentare la disciplina della pesca
del riccio di mare appartenente alla famiglia degli echinodermi,
organismo vivente marino sottoposto attualmente a un prelievo
indiscriminato sia da parte dei pescatori professionali che da parte
dei pescatori sportivi;
Tenuto conto che numerose capitanerie di porto hanno segnalato che
tale pesca avviene in modo indiscriminato;
Considerato che diverse associazioni di protezione ambientale hanno
segnalato l’opportunità’ di una regolamentazione di siffatta pesca;
Considerato che il laboratorio di biologia marina ed acquario della
provincia di Bari è stato incaricato di effettuare uno studio in
materia, mediante un apposito gruppo di lavoro comprendente esperti
del laboratorio di biologia marina e pesca di Fano dell’Università
di Bologna e del dipartimento di biologia animale ed ecologia
dell’Università di Cagliari;
Viste le conclusioni del suddetto studio che hanno confermato la
necessità di regolamentare la pesca del riccio di mare al fine di
tutelarne la specie;
Sentita la Commissione consultiva centrale per la pesca marittima
nella seduta dell’11 ottobre 1994 che ha approvato all’unanimità il
documento conclusivo del gruppo di lavoro di cui sopra;
Decreta:
Art. 1. Oggetto e sfera di applicazione
- E’ consentita la pesca professionale del riccio di mare con la sola utilizzazione dei seguenti attrezzi da raccolta: asta a specchio e rastrello.
- I pescatori subacquei professionali di cui al decreto ministeriale 20 ottobre 1986 possono effettuare la pesca di cui al comma 1 in immersione e solo manualmente.
- La pesca di cui al comma 1 è altresì consentita ai pescatori sportivi in apnea solo manualmente.
Art. 2. Limiti di cattura
- Il pescatore professionale non può catturare giornalmente più’
di mille esemplari. - Il pescatore sportivo non può’ catturare giornalmente più’ di
cinquanta esemplari.
Art. 3. Diametro minimo di taglia
- La taglia minima di cattura del riccio di mare non può’ essere inferiore a 7 centimetri di diametro totale compresi gli aculei.
Art. 4. Limiti temporali
- La pesca professionale e sportiva del riccio di mare è vietata
nei mesi di maggio e giugno.
Art. 5. S a n z i o n i
- Chiunque violi le disposizioni del presente decreto è punito ai
sensi degli articoli 15, lettera a), e 26 della legge 14 luglio 1965,
n. 963.
Il presente decreto entra in vigore il giorno successivo alla sua
pubblicazione nella Gazzetta Ufficiale della Repubblica italiana.
Roma, 12 gennaio 1995
fonte: http://www.gazzettaufficiale.it/eli/id/1995/01/25/095A0345/sg
Quale è la legge regionale che regolamenta la pesca nella Regione Puglia?
l’ultimo provvedimento della Regione Puglia che vieta la pesca dei ricci di mare nei fondali regionali è il N. 620 del 28 marzo 2023, approvato dal Consiglio Regionale della Puglia. Come puntualizza il suo firmatario il Consigliere Regionale Paolo Pagliaro, la Puglia ha deciso di vietare la pesca dei ricci di mare e permettere il ripopolamento dei nostri fondali a rischio desertificazione a causa della indiscriminato prelievo degli ultimi anni con grave danno alla biodiversità dei nostri mari.
In che periodo si possono pescare i ricci di mare in Puglia?
A partire dal marzo 2023 sino a marzo 2025 nei mari di Puglia è vietata la pesca dei ricci di mare sotto tutte le forme secondo quanto previsto dalla Legge Regionale . Fino a marzo 2023, in base al D.M. 12 gennaio 1995 , il periodo di fermo biologico era solo per i mesi maggio e giugno di ogni anno.
In Puglia il riccio di mare da “alimento di nicchia” è largamente consumato in alcuni periodi dell’anno e costituisce soprattutto un ingrediente essenziale per delle ricette tipiche. La legge approvata nel marzo 2023 non vieta di commercializzare ricci provenienti da altre località. Tuttavia, al di là delle restrizioni normative che si devono osservare, visto il pericolo di estinzione, sarebbe auspicabile un consumo responsabile da parte di chi li cattura (in altri mari dove è concesso) ma anche da parte di chi li consuma. Pensate che per un solo piatto di spaghetti con ricci di mare servono circa 25-30 esemplari!
La guardia costiera invita a segnalare la raccolta e la vendita del riccio di mare in periodo di fermo biologico. Il numero blu 1530 è attivo per le segnalazioni in violazione della legge.e le forme.
Quando a Torre Vado si pescavano i ricci di mare
Quando si va in vacanza in un posto, c’è sempre qualcosa che più di altre ci portiamo con noi, il solo ritornare con il pensiero ci riporta sensazioni piacevoli ed una voglia irresistibile di tornare per viverne ancora le emozioni. Sarà stato un bel tramonto, un bel posto che ci è rimasto nel cuore, oppure il sapore inconfondibile di una pietanza locale che ci riporta ai momenti spensierati della bella vacanza trascorsa in famiglia o con gli amici.
Chi è già stato in vacanza in Salento la conosce bene questa sensazione e al suo ritorno a Torre Vado non si farà certo mancare un bel piatto di orecchiette al sugo o una frittura di paranza mista accompagnata dai crostini di pane casereccio! E che dire dei dolci, del vino, dell’olio d’oliva e delle cozze di mare appena pescate? Chi, durante la vacanza a Torre Vado non si è tuffato almeno una volta in un bel vassoio di frutti di mare freschissimi?
E se i Lupini, le Cozze, i Tartufi di mare ed i Fasolari sono le specialità immancabili sulle tavole di tutta la Puglia, i ricci di mare rappresentano la prelibatezza più di nicchia, una bontà dalla consistenza cremosa, dal sapore di mare reso ancora più intenso grazie al modo tutto singolare di consumarli direttamente sugli scogli in riva al mare. Per tradizione infatti a Torre Vado si pescavano tra i fondali bassi e rocciosi del litorale e tra una battuta di pesca ed un bagno, si consumavano in compagnia, senza posate ma con gustosissimi pezzi di frisa a mo’ di scarpetta nel guscio.
Ricordiamo che da marzo 2023 sino a marzo 2025 la pesca, il consumo e la commercializzazione dei ricci di mare dei fondali della Puglia è Vietata!
Come fare il bagno a Torre Vado senza pungersi con i ricci di mare?
Essere punti da un riccio di mare non è una tragedia ma piuttosto un fastidio facilmente evitabile. Se si decide di fare il bagno tra i bassi fondali del capo di Leuca dove l’acqua è particolarmente limpida e profumata, magari per un giro in snorkeling armati di maschera e boccaglio, sarebbe indispensabile indossare un paio di scarpette da mare tra quelle che proliferano sulle bancarelle del litorale.
L’uso delle scarpe da mare evita di imbattersi tra gli scogli sugli aculei di qualche riccio che ha cercato riparo scavando ed incastonandosi tra le rocce, mimetizzato tra le alghe. Ovviamente i ricci sono organismi marini che non attaccano ma poggiando il piede o toccandoli inavvertitamente, gli aculei sono appuntiti e possono penetrare nella pelle ma rompersi (perché sono fragili) e per questo difficilmente estraibili. Prendere una “spina” di riccio ed avere i piedi tempestati di punti
13 Aprile 2023 | Autore: Anna Maria Ciardo