Liborio Romano è a tutt’oggi uno dei personaggi più discussi nella storia del Risorgimento italiano e, più in particolare, nell’ambito delle vicende che segnarono il passaggio del Meridione dal Regno dei Borboni all’unità d’Italia sotto la dinastia dei Savoia.
Opposti schieramenti hanno approdato alla formulazione di giudizi sullo statista di Patù ora come grande calunniato ora come traditore ora come fondatore del connubio tra politica e camorra. Non è questo il luogo per affrontare e approfondire un tema così complesso; quel che è certo, però, è che ci troviamo di fronte ad un protagonista della storia d’Italia in età moderna e che quest’uomo è nato a Patù, nell’estremo Salento meridionale, nella casa di famiglia prospiciente, ieri come oggi, nella piazza principale del paese. Da quando ormai gli ultimi eredi di “don Liborio” vivono lontano da Patù, Palazzo Romano è chiuso nella semplice austerità delle sue linee architettoniche: con il suo carico di memoria, di storia e di arte è come un monito per la coscienza delle generazioni presenti; avvolto in un silenzio ingiusto, sfida lo spirito del tempo e attende con discrezione. Palazzo Romano deve diventare patrimonio di tutti, in primo luogo della comunità di Patù che ha dato i natali al celebre personaggio, conseguentemente è giusto che venga conosciuto e visitato da quanti hanno a cuore sentimenti legati ai valori della patria, dell’arte e della cultura. La casa che ha visto nascere e morire questo famoso figlio di Patù, è una testimonianza importantissima del panorama storico-culturale del Capo di Leuca, e può diventare punto di riferimento prezioso in una prospettiva di recupero e di specifica destinazione. Diventando di proprietà comunale, questo interessante immobile troverebbe nell’immediato la destinazione più naturale: Centro di raccolta e di studio di tutto ciò che è legato al nome e alla vita di Liborio Romano, dai manoscritti alle pubblicazioni delle sue opere, dalle lettere ai vari interventi autografi, dai discorsi agli Elettori a quelli pronunciati nel primo Parlamento italiano, dalle lezioni tenute nella facoltà di Giurisprudenza dell’Università di Napoli come titolare della Cattedra di Diritto Civile e Commerciale alla documentazione attualmente presente nei Protocolli Notarili riguardante la famiglia del Nostro e degli Eredi, dagli arredi di casa agli oggetti di valore che non potevano certamente mancare in una Casata tra le più nobili e antiche di Terra d’Otranto.
E non basta: se si pensa che nel territorio di Patù ricade il sito dell’antica Vereto, la prima città fondata dai Messapi nel Salento, allora il discorso sulla destinazione culturale del Palazzo Romano si allarga fino a pensare ad una sede che si arricchisce dei reperti archeologici provenienti dall’antichissima Uria: quanti reperti circolano clandestinamente nel mercato dell’antiquariato e potrebbero trovare una sistemazione museale nel palazzo Romano! Altri reperti ancora provengono continuamente dagli scavi condotti da Centri Universitari o da ritrovamenti fortuiti sui quali interviene la Sovrintendenza Archeologica di Taranto senza che in loco si determini mai alcun beneficio. Eppure è noto a tutti che il territorio di Vereto costituisce in tal senso una miniera continua di sorprese che, incanalate opportunamente, potrebbero rappresentare un momento di grande attenzione per Patù e per gli innumerevoli turisti che si riversano nelle nostre zone in periodo estivo.
Il tutto, infine, coronato dalle tantissime espressioni della civiltà contadina tipica del Sud: è questa destinazione così ricca e articolata di Palazzo Romano, che costituisce il progetto più ambizioso della civica Amministrazione di Patù.