I Messapi

Il discorso sui Messapi in questi ultimi anni ha assunto una grande importanza a tutti i livelli: convegni, mostre, iniziative portate avanti da Enti locali e Associazioni varie, campagne sistematiche di scavi archeologici, offrono un panorama complesso e articolato che spinge oramai verso un tentativo di dare Messapiun minimo di ordine a tanta ricchezza di dati e risultanze. Certo, alcuni fatti si impongono per la loro portata davvero eccezionale:
- in primo luogo la mostra “Archeologia dei Messapi”(1), Museo Provinciale Sigismondo Castromediano 1990, ha segnato una tappa fondamentale nel lungo cammino della ricostruzione storica della civiltà messapica.
- In secondo luogo la mostra archeologica “ Dalle Terre di Vaste. Storie di Messapi, Romani e Bizantini” ha offerto proprio a cavallo tra il 1997 e il 1998 ( Vaste -Palazzo Baronale, Aprile 1997 - Marzo 1998), tutto il materiale rinvenuto in quindici anni di ricerche condotte dall’Università di Lecce (Prof. Francesco D’Andria) in collaborazione con la Scuola Normale di Pisa, con l’Ecole Francaise di Roma e con la Soprintendenza Archeologica della Puglia.
- Un grandissimo contributo è stato dato dall’équipe dell’Università di Sidney guidata dal Prof. Jean-Paul

10.1.16 Vaste Museo Archeologico (Poggiardo) Le

Rino Greco in guida tour nel Museo Archeologico del castello Baronale "De Marco" di Vaste.Il Salento, estrema propaggine est dell'Italia meridionale, ha da sempre costituito un privilegiato luogo di transito per i popoli del Mediterraneo, i quali ne animarono la movimentata storia. video riprese montaggio Monsellato project

Descoeudres nel corso di cinque anni di scavi sistematici (1987-1991), portati a termine sul terreno denominato “Chiusa” presso la masseria del Fano in territorio di Salve (2) : è venuto alla luce un sito messapico arcaico che nel corso di circa un millennio ha accolto tre villaggi, il primo intorno alla metà del XVI sec. a.C., il secondo nel X sec. a.C., il terzo intorno al 550 a.C., per poi essere abbandonato definitivamente nel decennio 480-470 a.C.
- Le ricerche, tuttora in corso, condotte a Roca Vecchia dal Prof. Cosimo Pagliara dell’Università di Lecce, riservano, accanto a vastissimo materiale di lavoro e di studio, continue sorprese destinate ad ampliare l’orizzonte delle conoscenze sui Messapi.
Si radica sempre più saldamente, soprattutto nell’immaginario collettivo, la convinzione che la conoscenza del passato non è mera erudizione, ma va vista come riappropriazione delle proprie radici, come modalità di approccio ideale al presente per una progettazione più seria e attenta del futuro. In quest’ottica si inserisce la Messapifondazione (marzo 1997) a Oria di un “Centro di documentazione messapica” inaugurato dallo stesso Vicepresidente del Consiglio dei Ministri, oppure ancora la costituzione (1997) di un “Consorzio dei Comuni messapici”: determinazioni che cavalcano favorevolmente, tra l’altro, il clima di ottimismo risvegliato dalle varie spedizioni archeologiche straniere nel Salento meridionale (a Presicce l’équipe americana della Ohio University di Lima, a Muro Leccese l’Università di Pau, a Soleto l’Università Libera di Bruxelles).
E’ tutto un fervore di iniziative, talune scaturite da ritrovamenti fortuiti, che da una parte rendono problematico fare il punto della situazione, dall’altra raccomandano un collegamento organico e costante con una considerazione globale della vicenda dei Messapi, della loro origine, dei loro insediamenti, della loro identità etnica e storica, in una parola della loro civiltà.
Si snodano in questa ottica in tutta la loro problematicità questioni più volte dibattute la cui soluzione o -meglio- organica chiarificazione critica diventa propedeutica irrinunciabile ad ogni approccio al tema in oggetto: scopriremo così, col Mommsen, che davvero il Salento può essere paragonato ad una sorta di palinsesto in cui cancellando ciò che sta scritto sopra, si riesce a leggere ciò che prima era scritto sotto; scopriremo che questa estrema parte meridionale del territorio italico, se si escludono le aree classiche dell’Etruria e di Roma, spingendo l’esame più indietro rispetto all’età della Magna Grecia, è senza dubbio quella più ricca di storia, di vitalità e di civiltà in confronto a tutte le altri parti d’Italia; e si imporranno alla nostra attenzione le note questioni che per il momento elenchiamo nella loro mera definizione:Messapi

- Iapigi e Messapi, antichi abitatori della Puglia e, quindi, della penisola salentina, facevano parte di un solo popolo, di una sola gente, oppure no? Quale il loro rapporto con i Salentini? Quale il rapporto tra Iapigia, Messapia, Salento, Peucezia, Pediclia, Daunia, Enotria, Etolia, Ausonia, Calabria, Pelasgia, Conia, Italia?
- I Messapi furono di stirpe indogermanica o afromediterranea? Giunsero per terra o per mare? Quale peso dare all’origine cretese dei Messapi nel racconto erodoteo?
- La lingua dei Messapi è ancora un rebus? Quali sono i rapporti tra il messapico e l’illirico?
- L’Iria di Erodoto è l’odierna Oria in provincia di Brindisi oppure corrisponde a Vereto in territorio di Patù? Quale peso dare all’ipotesi del Pais secondo cui l’antica Vereto più tardi si sarebbe chiamata Sibari? E, comunque, che rapporto bisogna ricostruire tra le antiche città denominate variamente dagli storici Iria, Vereto, Sibari, Lupiae, Uria, Leuca, Tirea, Thuriae, Uretum?

Indicazioni Bibliografiche sull'argomento:
1) Cesare Daquino, I messapi e Vereto. Capone Editore, Lecce.

2) AA.VV., Archeologia dei Messapi, a cura di Francesco D’Andria, Lecce.

3) Jean-Paul Descoeudres - Edward Robinson, La “Chiusa” alla masseria del Fano, Martano Editore, Lecce 1993.


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