Salento Oggi

Alcune condizioni ottimali favoriscono la scelta di una vacanza, sia pur breve, nel Salento: la viabilità, grazie soprattutto alle Strade Statali n. 274 e n. 275, consente di raggiungere con facilità i vari punti della penisola Salento torre vadosalentina; il clima è dolce anche nei periodi di eccessiva calura estiva grazie ad una brezza provvidenziale che rinfresca i corpi e gli animi; le acque dello Ionio e dell'Adriatico si fondono fra le sinuose sporgenze di Punta Meliso e Punta Ristola in un abbraccio che si ripete da millenni, a ricordarci il destino che la natura ha imposto a questo immenso molo proteso nel seno dei due mari, quello di fungere da trait d’union nello scambio di civiltà tra Oriente e Occidente, un ponte ideale nella dinamica delle rotte mediterranee.

L’ospitalità della gente e i piatti prelibati della cucina locale assicurano un servizio ineccepibile, il folklore un sapore d’altri tempi; il litorale – a volte aspro e frastagliato, a picco sul mare, come sul versante levantino, a volte a costa rocciosa bassa fino a perdersi oltre l’orizzonte dei fantastici arenili del versante di ponente – si offre al turista nella varietà delle sue forme col preciso intento di catturarne la mente e di fermarne il passo; l’hinterland, senza enfasi, in tono dimesso ma suggestivo, riserva le sorprese più piacevoli, meravigliando il visitatore con la armoniosa compostezza delle sue chiese rinascimentali, barocche e neoclassiche, con l’antichità di monumenti e aree archeologiche, con l’atmosfera raccolta delle corti dei centri storici, fra viuzze e gli intimi meandri di un assetto urbano che in alcuni casi risale al Quattrocento, nel bianco mediterraneo delle case a piano terra rinfrescate a calce, la speranza di imbattersi in qualche bottega di artigiani d’un tempo o di ritrovarsi a scoprire fra le campagne i ruderi di masserie abbandonate, le linee semplici ed essenziali delle paiare tipicamente salentine, oasi intatte di bosco secolare o di macchia mediterranea, le maestose presenze di esemplari superstiti della millenaria e rarissima quercia vallonea alla periferia di Tricase, le estese brughiere del versante ionico immediatamente seguite da arcaiche paludi immerse nel mistero di fitti canneti, e quindi profondi canaloni naturali simili a grandiosi solchi erosi dalle acque piovane scorrenti verso il mare, vore-inghiottitoi che testimoniano la natura carsica del territorio salentino, fantastiche teorie di muri a secco, ulivi secolari dai tronchi contorti sofferti spaccati scavati nodosi, grotte misteriose che sembrano custodire da sempre la paura dei cavernicoli di fronte ai terrificanti fenomeni della natura e l’eco degli assalti di tantissimi popoli su queste contrade – dai Messapi ai Greci, ai Romani, ai Bizantini, ai Normanni, agli Arabi, ecc. –, torri costiere poste a solitarie sentinelle contro la scimitarra saracena, e poi gli improvvisi contrafforti delle serre salentine, e ancora cripte basiliane e castelli feudali e chiesette medievali: il tutto immerso nel bianco e nell’azzurro, i colori dominanti in questo estremo lembo di paradiso.


Certo, è in estate che la vita esplode in quest’area, quando continui e consistenti flussi turistici fanno attivare iniziative d’ogni genere: i litorali pullulano di bagnanti, sulle strade si snodano colonne di auto, sul mare sfrecciano vele, surfs e imbarcazioni di tutti i tipi, nei locali pubblici i visitatori si divertono, consumano, acquistano, si organizzano, programmano il tempo libero, si informano di tutte le risorse naturali e artistiche che la zona offre. Tutto sembra mettersi a nuovo. In realtà, però, è durante l’inverno che la gente del luogo ha lavorato continuamente per preparare e conseguire quei risultati che offrirà al turista in luglio ed in agosto, facendo tesoro della saggezza propria de1le antiche civiltà contadine secondo cui è il lavoro a lungo e tenacemente perseguito e non l’improvvisazione che può consentire effetti duraturi e dignitosi.

È durante l'inverno che ci si dà da fare per rinnovare, restaurare, completare, ristrutturare, insomma rendere più bello Salento leucal’ambiente che dovrà poi accogliere in estate quanti sceglieranno di trascorrere le vacanze nel Salento o in una delle località dell’antico Promontorio Japigio; è d’inverno che gli operatori turistici si attivano con pazienza per predisporre tutti quei servizi che renderanno ospitale il soggiorno, d’inverno quando tutti i paesi del Salento in tono minore vivono la loro vita a volte sonnacchiosa a volte più operosa e solerte, quando tutto qui recupera un volto forse più umano, più raccolto ed un ritmo più lento, apparentemente più pigro, meno caotico ed esagitato rispetto al movimento estivo, certamente più legato ai tempi lunghi scanditi dalla tradizione e dalla memoria: quante volte ci imbattiamo in insoliti turisti – magari stranieri o dell’Italia settentrionale – che preferiscono osservare durante le stagioni più fredde, fra la discreta curiosità degli abitanti del luogo, monumenti, chiese, particolari di luoghi sacri come portali, sculture, affreschi, tele, epigrafi, oppure ammirare nel corso delle mareggiate invernali la furia delle onde infrangersi sulla scogliera di Leuca o sull’attiguo litorale ionico, oppure ancora fotografare paesaggi, documentare momenti di vita paesana, partecipare alla gioia di manifestazioni popolari quali sagre, festività patronali, rappresentazioni teatrali dal vivo, esibizioni di bravura folkloristica, danze in costume, canti rievocanti movenze di una società rurale ormai estinta!


Considerata la ricchezza del patrimonio storico, artistico e paesaggistico del nostro territorio, l’obiettivo più importante da parsi è quello di salvaguardare questo tesoro dalle tentazioni tipiche del nostro tempo: occorre rispettare l’ambiente naturale senza deturparlo con abusivismi edilizi o forme di incuria, occorre gestire i servizi con equilibrio e senso di responsabilità. È soprattutto, però, dal miraggio dello sviluppo raggiunto da altre zone famose d’Italia che bisogna difendersi,ovvero non guardare ai risultati maturati da aree come la riviera romagnola come modelli da seguire. Se così fosse, si incapperebbe nei gravi problemi che attanagliano tali aree, e il Salento perderebbe l’unica vera risorsa, la propria identità, l’autenticità del suo assetto sociale e territoriale.


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